Il primo rapporto ‘Giorgio Rota’ 2014 sulla città metropolitana di Napoli costituisce a mio parere una pietra miliare per chiarire definitivamente come Terra dei Fuochi e Terra dei veleni siano un problema esclusivamente di sistema economico e produttivo e non certo soltanto un problema criminale o di mala gestione dei rifiuti urbani.
E come problema economico, produttivo e politico (e non criminale e di ordine pubblico) va quindi considerato e contrastato efficacemente, se si vuole veramente risolverlo.
“L’area metropolitana di Napoli con oltre 3,5 milioni di abitanti è l’ottava città europea per dimensione ed è paragonabile a città quali Barcellona ed Atene. Napoli è la terza città italiana per Pil dopo Milano e Roma e 26esima (su 115) città europea. Il Pil napoletano – pari a 61,8 miliardi di dollari – è superiore a quello di uno Stato come la Slovenia, ed è paragonabile a città di prestigio come Praga, Helsinki, Copenaghen e Zurigo”.
L’evoluzione urbanistica dell’area di Napoli è strettamente correlata alla sua evoluzione demografica; un’area con più di tre milioni di abitanti (il 53% della popolazione regionale) che ha visto infatti nel tempo variare profondamente il rapporto tra la città e la sua provincia.
“Nel periodo intercensuario tra il 1951 ed il 2011 la popolazione urbana cala del 39,4% mentre quella della provincia mostra una crescita del 9,6%. Nell’ultimo decennio (dal 2001 al 2011) si assiste ad un calo complessivo della popolazione dell’intera area metropolitana (-0,1%, che deriva da un calo del -4,2% della città non compensata dalla crescita dell’1,9% della provincia). Quindi cresce il peso della provincia, il flusso di persone e merci si distribuisce al di fuori della cinta urbana, si popola l’area Nord Ovest dopo aver visto nel tempo accrescere il peso della zona costiera da Est a Ovest.”
Il consistente peso demografico della provincia di Napoli è confermato dalla presenza di ben 10 comuni su 92 con più di 50.000 abitanti. Soltanto 30 di essi sono invece sotto la soglia dei 10.000. In tutti questi comuni , oggi forse più noti come Terra dei Fuochi che come provincia interna di Napoli, questo eccezionale sviluppo urbanistico è avvenuto sostanzialmente senza regole urbanistiche e piani regolatori, in gran parte con un eccezionale abusivismo edilizio completamente gestito dalla camorra, che, anche con questi profitti, ha reinvestito profitti illeciti eccezionali anche nello smaltimento illegale dei rifiuti industriali, a cominciare proprio da quelli provenienti dall’abusivismo edilizio.
I comuni della provincia di Napoli, nell’ultimo ventennio si sono quindi ormai saldati tra di loro generando di fatto un’unica, enorme, periferia indifferenziata che circonda tutta Napoli e che definisce ormai “un’altra città”, facendo sparire di fatto la terra più fertile di Europa nota come “Campania Felix” e trasformandola, in soli venti anni, nella apparentemente invincibile Terra dei Fuochi.
“Allo sviluppo demografico si deve poi associare in uno stretto rapporto di interdipendenza, ovviamente, anche quello economico e produttivo che determina e condiziona i flussi delle persone e delle merci.
Lo sviluppo produttivo dell’area di Napoli ha avuto molti alti e bassi, e ha condotto ad una struttura economica che in linea generale è così delineata:
– in città: servizi terziari, commercio e ricerca, artigianato di qualità;
– provincia interna: industria manifatturiera (in particolare pelletterie e tessuti con una eccezionale produzione quali- quantitativa ma in gran parte in regime di evasione fiscale) oltre al classico agroalimentare, e grandi centri commerciali, utili persino allo smaltimento negli enormi parcheggi di quantità eccezionalmente smisurate di rifiuti industriali e tossici;
– provincia costiera: turismo, costruzioni ed economia marittima.”
“Una città per poter attrarre deve possedere le “3 T”: talento (un popolazione istruita ed esperta), tolleranza (una comunità diversificata che veramente sia ispirata al principio del “vivi e lascia vivere”) e tecnologia (l’infrastruttura tecnologica necessaria per alimentare una cultura imprenditoriale)”.
Napoli, queste tre “T” principali ne ha da sempre in sovrabbondanza, altrimenti non avrebbe mai potuto tollerare persino la perdita di due anni secchi di vita media a testa per non “disturbare” le quotidiane attività produttive “in nero”.
Napoli, per sopravvivere e riprendere il ruolo che le spetta sia a livello nazionale che internazionale e mediterraneo ha però, a mio parere, adesso, l’assoluto bisogno prioritario di una quarta T: “Trasparenza” (capacità di tracciare e controllare secondo legge la propria attività imprenditoriale, agroalimentare, sanitaria e soprattutto politica).
Ben vengano quindi tutte le iniziative concrete di trasparenza, come in questi giorni annunziate dal nostro Governatore Caldoro.
La strada Statale SS 162 (cosiddetto Asse Mediano), costruita in subappalto dalla camorra sui rifiuti tossici di tutta Italia ed Europa è il principale asse viario di questa nuova città metropolitana della Provincia Interna: 50 km di strada, 30 km di svincoli e 9 km di sopraelevazioni sotto le quali, da circa venti anni, viene smaltita coi roghi tossici gran parte della eccezionale capacità produttiva manifatturiera ma “in nero” della città metropolitana di Napoli (che viene testimoniata dal suo Pil elevato) ma che si accompagna all’eccezionale degrado sociale e di disoccupazione “legale”.
La SS 163, che segue, è da almeno due secoli considerata la strada più bella del mondo (“nastro azzurro” ): è la strada che porta e guarda al meraviglioso mare della costiera amalfitana e sorrentina.
E’ giunto il momento che le due strade (SS 162 e 163) tornino a costituire un unico strumento di sviluppo e interconnessione di una terra che ha tutte le potenzialità di essere e costituire anche per i prossimi anni un preciso riferimento culturale, economico e produttivo non solo per il Sud di Italia ma anche per la intera area mediterranea, recuperando innanzitutto con la sua anima, la sua plurimillenaria storia.
Dobbiamo solo deciderci ad abbandonare la strada della distruzione socio economica e ambientale della attuale situazione di eccezionale produttività, ma “in nero”, al servizio di imprenditori e politici corrotti che fanno ricadere le proprie ormai evidentissime colpe solo sui loro complici camorristi suicidi e ignoranti.
Ed è in questo senso, ancora di più dopo avere letto il rapporto ‘Giorgio Rota 2014’ sulla città metropolitana di Napoli, che facciamo nostro l’imperativo ed inarrestabile urlo non di un singolo Magistrato (Ardituro), ma dell’intero popolo campano e della sua Chiesa (Padre Maurizio Patriciello a Marzabotto):
“Imprenditori e politici corrotti ed assassini: arrendetevi! Ormai abbiamo capito tutto!”