Lo scrittore Efraim Medina Reyes ha raccontato tempo fa questa storia: una mia amica voleva un figlio, ma il suo compagno no. Lei soffriva perché il tempo passava; allora le ho suggerito di farlo con un nostro amico comune. Adesso lei è incinta e il suo compagno è arrabbiato, ma sono ancora insieme: lei avrà il suo bambino e il suo compagno ha lei. Il nostro amico comune non c’entra niente, ha solo fatto felice lei.

Non sappiamo se questa vicenda si è svolta in Colombia o in Italia. Medina Reyes vive ormai da diversi anni in Italia dove ha “fatto famiglia”, ma il luogo della storia ha poca importanza. Quello che ci mostra invece, è un diverso archetipo di società e di famiglia, un nuovo modus di concepire le relazioni sentimentali che negli ultimi tempi si è andato sempre più diffondendo in Occidente. Ed estremizzando con ironia, possiamo ben dire che è una eterologa fai-da-te.

Con la recente sentenza che ha dichiarato incostituzionale la norma della Legge 40 sul divieto di fecondazione eterologa,come previsto si sono levati gli scudi dal mondo cattolico, e non solo. Ora il ministro Lorenzin ha annunciato di voler istituire una commissione di ben 20 esperti delegati a preparare le necessarie linee guida e di “ritenere indispensabili alcuni passaggi parlamentari” per colmare il vuoto legislativo e normare il far-west.

Quello che il ministro e i “guardiani della morale” devono sapere – non c’è alcun vuoto legislativo e nessun far-west perché le regole esistono già – è che dovrebbero essere le norme, laddove necessiterebbe istituirne di nuove, a dover essere applicate al nuovo modello di società che va costituendosi e non piuttosto a un modello idealizzato che non esiste più. Perfino Papa Francesco ha recentemente rimarcato la difesa delle persone piuttosto che la difesa dei principi, in linea con la ritrovata dottrina dell’accoglienza cristiana del suo pontificato, pur restando debitamente dentro una direttiva dai valori cattolici.

La Pma, la legge sulla Procreazione Medicalmente Assistita, non è solo una cura della sterilità di coppia, ma l’inizio di una rivoluzione scientifica, un modo nuovo di pensare alla generazione. Ectogenesi, social freezing, nuove frontiere della fecondazione.

Dalla metà del secolo scorso la società occidentale ha messo sotto controllo la riproduzione umana; in un prossimo futuro questo porterà inevitabilmente alla sua completa dissociazione dal sesso trasferendola in laboratorio in condizioni di sicurezza ed affidabilità genetica totali. È l’ectogenesi. Ne deriverà (sta già accadendo) il conseguente collasso dei rapporti di parentela, del concetto di paternità e filiazione e, grazie ai progressi farmaceutici, della distinzione tra le età e di allungamento della stessa. Dall’utero umano alla macchina-utero. E non è detto che sia un male: se ne guadagnerà l’agio con cui si potranno effettuare controlli sul feto senza dover ricorrere a ecografie come oggi. Elimineremo la nascita come evento traumatico, facendone sorgere di nuovi.

Un numero sempre crescente di donne giovanissime, costrette a rinviare la maternità per motivi sociali o di altro genere, lascia le proprie cellule uovo in frigorifero con l`intento di andarsele a riprendere dopo 20 anni, quando, una volta risolti i problemi di carriera o di un partner, il concepimento diventerebbe statisticamente più difficile. È il social-freezing, che però ha un costo non alla portata di tutti. Si va così inevitabilmente verso una selezione per censo. Negli Usa, dove congelare i propri ovociti si aggira attorno ai 15.000 euro, dagli inizi del 2012 si è avuto un vero boom.

È forse questa la seconda rivoluzione sessuale? 

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