Come ha appena scritto l’ottimo Luca Bottura, certo non accusabile (ammesso che sia un’accusa) di filogrillismo: “Senti parlare la Boschi e capisci che Berlusconi non ha vinto. Ha stravinto”.
Senti parlare la Boschi e capisci che Berlusconi non ha vinto. Ha stravinto
— Luca Bottura (@bravimabasta) 21 Luglio 2014
Il Ministro Karina Huff ha appena parlato al Senato e non ha detto nulla, come sempre del resto. E’ una delle cifre distintive di Renzi e del renzismo: circondarsi di figure servizievoli e marginali, obbedienti e impalpabili, che non facciano ombra a Jimmy Cinquepance Renzi e dunque non ne oscurino la leadership. Tutti coloro che rischiavano di essere troppo carismatici, o anche solo troppo poco sbiaditi, sono stati via via allontanati dal Pacioccone Mannaro. Basta pensare a Gori, a Civati e ora a Delrio. Gli unici “ingombranti” tollerati da Renzi sono quelli che gli garantiscono ancora più ricchezza e potere, su tutti Marco Carrai.
Per il resto, alla corte pingue di Renzi può sedere solo chi è obbedientissimo e mediamente – mai troppo – bravo a ripetere a pappagallo le litanie ottimistico-arroganti del Presidente del Consiglio. Emblematico lo streaming dell’altro giorno con i 5 Stelle: per alcuni minuti Renzi ha lasciato che parlasse la sua plebe, standosene faticosamente in disparte. Poi, terrorizzato dal fatto che Di Maio stesse mettendo in difficoltà Moretti e Serracchiani, nonché piccato per gli sms di Gaia Tortora (La7) e gli sfottò della Rete su quanto si fosse inchiattito (“Meglio rimettersi la giacca Matteo”, gli ha consigliato l’ufficio stampa), Renzi ha zittito la claque e ha parlato solo lui. Questo ha provocato il fastidio della Serracchiani, tutt’altro che un mostro di carisma ma comunque meno impalpabile di altri scudieri del Premier, che con la scusa del “ci ho un impegno perdo l’aereo” se ne è andata anzitempo con l’aria ancor più crucciata.
In buona sostanza, e con sintesi neanche troppo spericolata, il renzismo consiste in un Maestro del Nulla da solo al comando, che attorno a sé vuole unicamente yesmen/women adibiti a reiterare le supercazzole buoniste. Il renzismo è cioè la variante post-contemporanea del partito leaderistico e iper-verticale, al cui confronto Berlusconi e il tandem Grillo-Casaleggio paiono quasi delle guide per nulla ingombranti: oltre a Renzi il niente, con la particolarità non trascurabile che lo stesso Renzi è il niente. Il renzismo è dunque una sorta di nulla (arrogante) al quadrato, o forse al cubo, che sta allegramente sventrando la Costituzione. Buona catastrofe.