Dopo un'amichevole in Francia contro il Lione i calciatori (cinque dello Shakhtar e uno del Metalist Kharkiv), tra i più rappresentativi, si sono rifiutati di fare rientro con la squadra per paura degli scontri tra ribelli ed esercito di Kiev. Ma l'allenatore Mircea Lucescu attacca il procuratore: "E' stato lui a convincerli, è un vero mafioso". Venerdì inizia il campionato e il rischio è che arrivino altre defezioni
In fuga dalla guerra. E dal campionato ucraino. Cinque giocatori stranieri dello Shakhtar Donetsk e uno del Metalist Kharkiv si sono rifiutati di seguire i propri club e di far ritorno nel Paese, dopo aver disputato in Europa il ritiro e le amichevoli estive. Dopo ore di voci, anche la società di Donetsk ha confermato la defezione. Rinat Akhmetov, presidente dello Shakhtar, un po’ tranquillizza e un po’ minaccia: in un comunicato pubblicato sul sito ufficiale, il magnate ucraino (il 39esimo uomo più ricco al mondo secondo la rivista Forbes, con un patrimonio personale di 16 miliardi di dollari) ha rassicurato i giocatori che “qui non c’è nulla da temere, siamo pronti a garantire la loro sicurezza”. Ma ha anche aggiunto che “tutti hanno firmato un contratto e devono rispettarlo”. E che “se non tornano saranno loro i primi a soffrire”.
Lo Shakhtar si trova a fronteggiare una situazione molto delicata dal punto di vista tecnico ed economico. I “fuggitivi” sono infatti i giocatori più rappresentativi e di valore della rosa. Si tratta di Alex Teixeira, Fred, Dentinho, Ferreira e soprattutto di Douglas Costa, stella della squadra, con richieste dai principali club di tutta Europa (e secondo alcune indiscrezioni cercato anche in Italia dalla Roma). Tutti hanno approfittato della partita giocata (e persa 4-1) sabato scorso a Annecy (in Francia) contro il Lione per abbandonare l’Ucraina. Dal Metalist, invece, è scappato l’argentino Sebastian Bianco, che è rimasto in Austria dove la squadra era in ritiro precampionato. “La situazione non è normale, ho deciso di tornare a Buenos Aires”, ha spiegato all’agenzia E-sport.
Come dargli torto, del resto. Nella autoproclamata Repubblica di Donetsk si continua a sparare, e la tragedia dell’abbattimento del boeing della Malaysia Airlines è solo l’ultimo episodio di una situazione di guerra. Che non può non avere ripercussioni anche sullo sport. Lo Shakhtar, da anni primo club del Paese, in questo momento non può disputare le proprie partite in casa, e ancora non si sa quale campo dovrà utilizzare. “Giocheremo dove ci verrà consentito”, spiegano i dirigenti (una delle ipotesi più accreditate è proprio Kharkiv). Ciononostante, la Federazione (anche su indicazione del governo) ha respinto la richiesta di alcuni club di rinviare l’inizio del torneo, previsto per il 25 luglio. E la situazione potrebbe anche peggiorare nei prossimi giorni: altri giocatori stranieri potrebbero seguire l’esempio dei loro colleghi di Shakhtar e Metalist, il rischio è quello di una defezione di massa. Che impoverirebbe, e non di poco, la ricca colonia straniera ed il livello del campionato ucraino.
Mircea Lucescu, allenatore del club di Donetsk e vecchia conoscenza della Serie A italiana (ha allenato all’Inter e al Brescia), non ci sta. È preoccupato di quelle che potrebbero essere le conseguenze della “spiacevole situazione che stiamo vivendo”. E soprattutto è convinto che il rifiuto di rientrare in Ucraina sia solo una manovra dei procuratori per liberare i propri giocatori dal contratto e accasarsi in altri club europei (da cui percepirebbero una lauta commissione). “Il desiderio dei calciatori è quello di continuare a giocare con noi, è il loro agente che dopo l’amichevole si è presentato in albergo e li ha convinti a non partire. È un vero mafioso“, ha spiegato Lucescu, riferendosi a Kia Joorabchian, faccendiere iraniano che pur non avendo la licenza di procuratore gestisce l’interesse di molti giocatori sudamericani sul mercato internazionale. La società sta facendo di tutto per risolvere la situazione al più presto. Ma il tempo corre. Il campionato comincia venerdì. Con o senza le sue stelle.