Esordio sfortunato a Piazza affari per il jazz club milanese Blue Note, ammesso alla quotazione sul mercato dedicato alle piccole e medie imprese (Aim). Il locale di musica dal vivo di via Borsieri ha infatti chiuso la prima seduta con una perdita del 4,8% rispetto al prezzo del debutto, fissato a 3,12 euro. Il concerto jazz che per l’occasione ha accompagnato la cerimonia del suono della campanella non ha portato fortuna, per ora, al presidente Paolo Colucci e ai due soci che nel 2003 hanno ottenuto la licenza di utilizzo del marchio dello storico club newyorchese del Greenwich Village.
Il Blue Note si è presentato agli investitori con un giro d’affari di 3,5 milioni e un capitale sociale di 1,4 milioni. In fase di collocamento la società ha raccolto circa 1 milione di euro. Il flottante al momento dell’ammissione è del 39,68% con una capitalizzazione pari a circa 4,5 milioni di euro. La cifra raccolta con l’offerta delle azioni, “comprate da quattro o cinque istituzionali e per il resto da altri affezionati al club”, servirà secondo Colucci a rafforzare la rete commerciale, a duplicare il festival del Forte di Bard in Val d’Aosta e in seguito, dopo l’Expo 2015 e con un partner, ad aprire un nuovo locale a Roma.
Secondo Colucci, avvocato d’affari appassionato di jazz, si tratta del primo caso al mondo in cui un locale di musica dal vivo sbarca in Borsa. “Siamo i più piccoli del listino milanese, e forse anche d’Europa, ma siamo quelli che fanno più casino”, ha detto il fondatore durante l’incontro a Palazzo Mezzanotte. “Per noi è la fine di un percorso, perché è un anno e mezzo che stiamo pensando a questo progetto che si era fermato per la crisi, e l’inizio di un altro molto ambizioso”. Quanto ai rendimenti attesi, la società è “attenta alla redditività” ma mette tra i propri obiettivi anche “un reddito ‘psichico’, cioè quello intangibile della cultura”.