Cinquantuno lavoratori poco più di un anno fa erano stati lasciati a casa. Concluso davanti al prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano l'accordo tra il sindacato Si Cobas e Legacoop. "E' una vittoria che non ha prezzo"
Per uno sciopero erano stati licenziati, ma dopo un anno di picchetti e manifestazioni saranno tutti ricollocati. “E questa – racconta Isham, uno dei 51 facchini che poco più di un anno fa lavorava nei magazzini della Granarolo, fino al licenziamento ‘per sciopero’ – è una vittoria che non ha prezzo”. Si è conclusa con un accordo siglato davanti al prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano, tra il sindacato Si Cobas e Legacoop, la vertenza dei 51 facchini della Granarolo, che 15 mesi fa erano stati lasciati a casa dalla Sgb, consorzio che del colosso del latte gestiva i magazzini, per aver protestato contro una decurtazione, in busta paga, pari al 35% del loro stipendio. Dopo più di un anno di scioperi davanti ai cancelli della Centrale del Latte di Bologna, di blocchi dei camion, di manifestazioni all’ombra delle Due Torri e appelli alle istituzioni per vedersi restituito il posto di lavoro perso, infatti, i 51 lavoratori, secondo il testo dell’accordo, saranno tutti assunti, in parte da Legacoop, entro il prossimo 31 agosto, in parte da Cogefrin, con cui i Cobas dovrebbero raggiungere un’intesa simile – dice il sindacato in una nota – tra la fine di luglio e l’inizio di agosto.
“Siamo felici – sorride Isham – questa è più di una vittoria, finalmente ci siamo visti riconoscere i nostri diritti, ed è una gioia che non ha prezzo”. Un anno difficile, questo, per i 51 rimasti senza impiego, 44 licenziati e 10 in cassa integrazione, tra gli ammortizzatori sociali che faticavano ad arrivare, “abbiamo aspettato mesi per la cigs – racconta Abdel, anche lui ex Sgb – qualcuno di noi ha perso la casa e ha dovuto chiedere ad amici di ospitare la sua famiglia”, e nessuno stipendio per pagare le bollette, con la paura sempre presente di perdere il permesso di soggiorno. “Quando sei straniero e perdi il lavoro rischi di diventare clandestino – spiega il facchino, in Italia da 10 anni – anche se lavori e paghi le tasse in questo paese da una vita. E con la crisi che c’è non è facile farsi assumere”.
Invece la battaglia è ormai giunta a un punto di svolta. “Abbiamo raggiunto un buon accordo, una proroga di altri due mesi della cassa integrazione – elenca Aldo Milani, numero uno dei Cobas – e le aziende interessate rinunceranno sia a ogni pretesa economica per i danni provocati dagli scioperi (secondo i loro calcoli 1 milione e 950 mila euro), sia alle denunce presentate a carico delle persone che hanno partecipato alle proteste legate alla vertenza”. “Ovviamente – precisa Milani – festeggeremo solo quando i lavoratori saranno tutti effettivamente occupati”.
Secondo l’accordo del 22 luglio, entro il 31 agosto i 37 facchini che fanno capo alla Legacoop dovranno essere tutti reintegrati: 22 entro le prossime settimane, e 6 riceveranno incentivi all’esodo. A questi si sommano i 9 già ricollocati secondo l’intesa sottoscritta un anno fa. Restano fuori i 14 lavoratori in capo a Cogefrin, e per loro, spiega il Cobas, “si prevede di mettere in atto lo stesso percorso per arrivare entro una settimana alla firma dell’accordo in prefettura”. Ci sono, però, ancora dettagli da definire, ad esempio i nominativi delle aziende che assumeranno materialmente i facchini rimasti senza lavoro. “Questo punto non è ancora chiaro – precisa Milani – e per questo siamo meno che tranquilli, visto che in passato abbiamo ricevuto più d’una promessa da marinaio”.
La vertenza, infatti, era cominciata quando il prefetto di Bologna era Angelo Tranfaglia, e tuttavia la prima intesa siglata tra Cobas, sindacati confederali e Legacoop per il ricollocamento dei facchini licenziati, nonché per interrompere l’ondata di manifestazioni generata dai 51 licenziamenti, era naufragata con l’avvicendamento a palazzo Caprara. “A luglio 2013, davanti al prefetto Tranfaglia – spiega Milani – ci era stato promesso che 23 lavoratori ex Sgb sarebbero stati assunti tempo indeterminato, e che in autunno si sarebbe trovata una soluzione per gli altri”. Di quei 23, però, solo 9 erano stati ricollocati entro i termini concordati, e nonostante Tiziano Tassoni, di Legacoop Bologna, avesse assicurato che “l’accordo sarà rispettato”, “i posti di lavoro non si creano con uno schioccare di dita”, Cobas, Crash e facchini avevano ripreso a bloccare i cancelli della Centrale del Latte. A quella fumata nera era seguito un inverno di scontri anche duri, con tanto di tafferugli, denunce e arresti, finché con l’inizio della primavera la trattativa era ricominciata. E così la tregua. “Ci sono voluti tre mesi di tavoli tecnici – sottolinea Milani – ma finalmente, almeno sulla carta, l’accordo c’è. Siamo soddisfatti. Tuttavia vigileremo affinché venga rispettato. Anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ex presidente di Legacoop regionale e poi nazionale, ha espresso soddisfazione sull’intesa che abbiamo sottoscritto: bene, speriamo che questa valutazione politica costituisca un incentivo in più a mantenere l’impegno preso”.