È stato un 80esimo compleanno decisamente amaro quello dell’Istituto superiore di Sanità (ISS), ente pubblico non economico commissariato dall’esecutivo lo scorso 15 luglio tramite un decreto a quattro mani sottoscritto dai titolari dei dicasteri della Salute e dell’Economia. Il motivo? “Situazione di disavanzo finanziario registrato in bilancio per due esercizi consecutivi”. La decisione del governo giunge a nove mesi esatti dalla relazione che la Corte dei Conti dedicò proprio alla gestione finanziaria dell’ISS nel biennio 2011 e 2012. Due parole: “Particolare attenzione”; questo aveva suggerito in sintesi la Corte al Parlamento a proposito dell’Istituto, prendendo atto dei 26 milioni di euro di disavanzo del 2011 e dei 4,2 dell’anno successivo.

Ad aggravare le fatiche dell’ente di ricerca, sperimentazione, controllo e formazione in materia di salute pubblica vi è stata anche la stretta dei trasferimenti pubblici, cui l’ISS -secondo la Corte- era legato da una “quasi totale dipendenza finanziaria”. Alla voce “entrate correnti”, infatti, i trasferimenti dallo Stato sono passati da 125,2 milioni di euro del 2010 a 109 milioni del 2012. Identica la dinamica anche per quelle in conto capitale, dove i finanziamenti pubblici sono passati da 57 milioni di euro del 2010 a 47 milioni nel 2012.

Ma se la decisione del ministro Beatrice Lorenzin era del tutto prevedibile da un punto di vista formale, data la chiarezza del decreto legge 98 del 2011 cui si è rifatta (“nei casi in cui il bilancio di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato […] presenti una situazione di disavanzo di competenza per due esercizi consecutivi, i relativi organi […] decadono ed è nominato un commissario”), l’esito di questo commissariamento è del tutto sorprendente. Nonostante le attese, il commissario indicato da Lorenzin non è stato Fabrizio Oleari, presidente dell’ISS dal 2013 per volere dell’allora ministro Renato Balduzzi, bensì Gualtiero Ricciardi, ordinario di Igiene al Gemelli. A bruciare la (ri)candidatura di Oleari potrebbe aver giocato un ruolo l’affare del vaccino anti-Aids di Barbara Ensoli. Fu Oleari in persona, infatti, a sottoscrivere la delibera che riconosceva all’inizio di marzo il nulla osta all’operazione Vaxxit, la piccola start-up cui la ricercatrice aveva puntato a far cedere con opzione esclusiva tutti i brevetti pubblici da parte dell’Istituto superiore di Sanità.

Una potenziale “abdicazione degli interessi collettivi e a una svendita del patrimonio di ricerca pubblica”, come la definì Gianni Tognoni, direttore scientifico del centro di ricerche farmacologiche e biomediche della Fondazione Mario Negri Sud, che ha contribuito a stoppare la corsa di Oleari. In settimana, peraltro, la commissione Affari sociali della Camera delibererà l’avvio di un’indagine conoscitiva proprio sul ruolo e sull’assetto organizzativo dell’Istituto superiore di sanità. 

di Duccio Facchini

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