L'indagine del Ros dei carabinieri ha permesso alla Dda di Reggio Calabria di scoprire le infiltrazioni delle cosche negli appalti ecologici. Sequestrati 18 milioni di beni. Secondo gli inquirenti i due penalisti Giuseppe Putortì e Giulia Dieni "erano le staffette dei boss della famiglia Alampi"
Ci sono anche due avvocati penalisti del reggino tra i 24 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita stamattina nell’ambito dell’inchiesta “Rifiuti 2“. Si tratta degli avvocati Giuseppe Putortì e Giulia Dieni accusati di aver fatto le “staffette” tra i boss detenuti della cosca Alampi e gli altri soggetti della famiglia mafiosa reggina, federata con la potente consorteria dei Libri.
Stando alle indagini dei carabinieri del Ros, la Dda di Reggio Calabria è riuscita a dimostrare le infiltrazioni della ’ndrangheta nel settore degli appalti ecologici, nel cui ambito sono stati accertati gli accordi tra le cosche reggine per la spartizione degli enormi profitti derivanti dalla gestione fraudolenta delle discariche regionali. I carabinieri, guidati dal colonnello Gianluca Piasentin, hanno documentato anche il controllo da parte degli indagati di imprese già sequestrate alla cosca, tramite la complicità di un amministratore giudiziario, Rosario Spinella, anche lui colpito da una misura cautelare perché avrebbe consentito al boss Matteo Alampi di gestire le due aziende sequestrate nell’inchiesta “Rifiuti” del 2007.
È finito in manette anche l’ex sindaco di Calanna, Luigi Catalano, accusato di aver favorito la cosca nell’appalto per la gestione di una discarica. Le accuse contestate ai 24 arrestati sono associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, intestazione fittizia di beni e sottrazione di cose sottoposte a sequestro, con l’aggravante delle finalità mafiose. Oltre agli arresti, su richiesta del procuratore Federico Cafiero De Raho e dei sostituti Giuseppe Lombardo e Sara Ombra, il gip ha sequestrato beni aziendali e quote societarie della Edilprimavera e della società “Rossato” per un valore complessivo di 18 milioni di euro.
Precisazione
L’avvocato Falcone, in qualità di difensore di Luigi Catalano, precisa che al suo assisto non è stata contestata l’aggravante “della finalità mafiosa”.