Se Demetrio Albertini voleva essere il “regista del cambiamento”, i suoi avversari giocano in contropiede. A neppure ventiquattro ore di distanza dall’annuncio da parte dell’ex centrocampista del Milan della disponibilità a candidarsi per la presidenza della Figc, Andrea Abodi, presidente della Lega Serie B, rompe gli indugi. E si schiera dalla parte di Carlo Tavecchio, numero uno della Lega Nazionale Dilettanti e a questo punto sempre più favorito a succedere a Giancarlo Abete al vertice del pallone italiano. “Dopo un confronto con le 21 società del mio campionato, abbiamo deciso di sostenere Tavecchio, nella speranza che intorno a lui possa crearsi il consenso di tutte le leghe”, spiega il presidente della Serie B a ilfattoquotidiano.it. Una scelta che per alcuni potrebbe anche apparire sorprendente (il numero uno della Cadetteria fin qui era sempre stato prudente sulla candidatura di Tavecchio), ma che Abodi motiva con la necessità di riportare unità nel mondo del pallone italiano.
“Noi ci schieriamo per una presa di responsabilità forte: oggi con questo annuncio, l’11 agosto in assemblea e poi soprattutto nei prossimi anni in consiglio, dove si fanno le decisioni importanti. Le leghe rappresentano il 70% dei voti, devono ricompattarsi e prendersi la guida della Federazione. E Tavecchio ha tutti i requisiti per guidarle a questa leadership. Anzi – aggiunge Abodi – in questo momento è l’unico nome in grado di farlo”. Parole calibrate, che spiegano cosa c’è dietro la decisione della Lega Serie B. All’indomani dell’annuncio di una candidatura alternativa e credibile come quella di Albertini, ha prevalso l’esigenza di ritrovare quell’armonia perduta fra i campionati (che da anni vanno ognuno per conto proprio), fondamentale per mettere a punto le riforme di cui tutti parlano. Con la Lega Pro al fianco di Tavecchio e la Serie A indecisa (per non dire spaccata in due), si faceva sempre più alto il rischio di arrivare in assemblea con divisioni insanabili. Specie se la Serie B si fosse schierata dalla parte di Albertini. Così, invece, Tavecchio può diventare se non il presidente del cambiamento, almeno il presidente di tutti (come auspica Abodi), passo imprescindibile per evitare lotte intestine e avere i numeri per incidere.
Poi – aggiunge Abodi – “saranno i contenuti e la volontà comune di migliorare le cose a fare la differenza”. Certo, però, Tavecchio (71 anni, presidente della Lnd dal 1999) non potrà essere la ventata di rivoluzione che tanti chiedevano. Ma per quelli che sono gli equilibri ai piani alti del pallone, probabilmente, non ci sono le condizioni per una sterzata così radicale. Per Demetrio Albertini, invece, adesso la strada è tutta in salita. L’appoggio della Serie B era una condizione fondamentale per far decollare la sua candidatura, puntando a coagulare su di sé i voti delle due leghe maggiori (quella di Serie A si riunisce giovedì per stilare una lista di richieste al nuovo presidente); una base magari ancora minoritaria, ma influente, e in grado di mettere in difficoltà la maggioranza numerica di Tavecchio. Che, a questo punto, dovrebbe contare almeno sul 70% dell’assemblea federale. Mentre Albertini resterebbe il candidato delle componenti tecniche, sostanzialmente dell’Assocalciatori di Tommasi (che anche oggi gli ha ribadito la sua stima). Un candidato di bandiera, o poco più. Appena un giorno dopo la discesa in campo, la sua corsa alla presidenza della Figc rischia di essere già finita. Insieme alle speranze di chi puntava su di lui per “rottamare” il sistema calcio italiano.