Gli Stati Uniti non hanno dubbi: sono stati i ribelli filorussi ad aver lanciato il missile che ha abbattuto il boeing della Malaysia Airlines nei cieli dell’Ucraina orientale. E con il passare dei giorni, la posizione di Washington diventa più cauta nei confronti della Russia: gli Stati Uniti ritengono infatti che Mosca non abbia avuto un coinvolgimento diretto nell’incidente. Una posizione diametralmente opposta a quella dei servizi segreti ucraini, convinti che dietro l’abbattimento ci siano responsabilità russe.
Dopo la partenza delle salme recuperate dai territori della Repubblica autoproclamata di Donetsk, nell’est del Paese ricomincia la guerriglia. Un portavoce militare di Kiev ha reso noto che due caccia ucraini sono stati abbattuti a circa 30 chilometri dal luogo del disastro aereo. I due aerei Sukhoi sono stati colpiti intorno alle 13.30 mentre sorvolavano la zona di Savour-Mogyla e a bordo di ciascuno c’erano probabilmente due membri d’equipaggio. In un comunicato sul proprio sito web, l’autoproclamata Repubblica popolare afferma che uno dei piloti è morto e che i combattenti separatisti ne stanno cercando un secondo. Sebbene gli insorti abbiano sempre detto di non possedere missili in grado di colpire aerei di linea a grandi altitudini, il leader ribelle Alexander Borodai ha dichiarato che i filorussi sono dotati di missili terra-aria Strela 10M, in grado di raggiungere bersagli a 3.500 metri d’altezza.
I corpi delle vittime in Olanda – Ad Eindhoven, alle 16, sono arrivati a bordo di un aereo militare 40 bare, a differenza delle voci circolate in precedenza, che parlavano di 60 corpi rimpatriati. A bordo del volo Malaysia Airlines abbattuto c’erano 298 persone, 193 delle quali erano cittadini olandesi. Finora sono stati recuperati i resti di 200 delle 298 vittime, e non 282 come era stato inizialmente riferito dai separatisti. Gli osservatori hanno confermato che non tutti i cadaveri erano stati recuperati e per il premier australiano Tony Abbott è “del tutto possibile che molti corpi siano ancora lì, all’aria aperta, sotto il sole dell’estate europea, sottoposti alla devastazione del calore e degli animali”. 37 passeggeri erano australiani. Di fatto, in alcuni luoghi l’odore e la presenza di mosche suggeriscono che ci siano resti di corpi sotto i detriti. Gli Stati Uniti, fin dalle prime ore, hanno avvertito che la scena dell’incidente potrebbe essere stata già contaminata. Un’ipotesi che mette a rischio le indagini.
Nei Paesi Bassi, che oggi hanno proclamato una giornata di lutto nazionale, i corpi sono stati accolti da una cerimonia alla presenza dei reali, delle autorità e delle famiglie e dai rappresentanti degli altri 10 paesi di provenienza dei passeggeri. Poi sono stati trasferiti nella base militare di Hilversum, poco distante dall’aeroporto, per le operazioni di riconoscimento che potrebbero richiedere “mesi”, come ha spiegato il premier Mark Rutte. La giornata di commemorazione prosegue poi ad Amsterdam, dove in serata è prevista una marcia silenziosa nel centro della città, al termine della quale saranno liberati in aria dei palloncini bianchi, simbolo delle vittime.
Gli esperti sul luogo dell’incidente – Un portavoce dell’ufficio per la sicurezza olandese, Tjibbe Joustra, ha detto che circa 25 investigatori sono già a Kiev e stanno analizzando informazioni tra cui fotografie, immagini satellitari e dati rilevati dai radar, ma non hanno ancora ottenuto l’accesso al luogo dello schianto. “Non abbiamo ancora ricevuto garanzie di sicurezza per il nostro modo di lavorare – ha spiegato -. Se andiamo lì, dobbiamo avere la possibilità di spostarci liberamente. Speriamo di poter accedere al sito a breve”.
La ricostruzione – Come riporta il Corriere della Sera, nella notte si è tenuto un vertice dell’intelligence statunitense dal quale sono emerse alcune certezze: il missile è stato lanciato dai filorussi per errore, ma non è possibile provare la presenza di militari di Mosca che coordinassero le operazioni antiaeree. Rimangono comunque molti punti oscuri sulla dinamica dell’incidente. Gli 007 americani, ammette un funzionario, non sanno il nome, il grado e non hanno certezze assolute sulla nazionalità di chi abbia sparato. Rimangono vaghe anche le notizie sul sistema missilistico Buk. In un primo momento si pensava che fosse stato trasferito in Russia, per occultare le prove, ma con il passare delle ore questa convinzione vacilla. I servizi segreti americani si sono comunque concentrati sull’analisi dei resti del volo che presentano fori di diverse dimensioni compatibili con quelli di un missile terra-aria. I servizi Usa pensano che sia stato lanciato un modello particolare di ordigno: un Sa 11 di fabbricazione russa sparato dal lanciamissili Buk, schierato nella località di Snizhne.
Questo modello di missili esplode a 20-50 metri dal bersaglio e rilascia un’onda di schegge letali per il bersaglio e quindi non c’è bisogno del contatto diretto con il target. Il boeing della Malaysia dovrebbe essere stato colpito nella zona anteriore della carlinga e in parte dell’ala. Questo è quello che emerge dalle immagini e dai filmati. Altri dettagli sulla dinamica potrebbero emergere dall’analisi dei corpi delle vittime.