Cosa succede se si mette nella stessa sala Andrea Illy, Matteo Zoppas, Medici con l’Africa Cuamm, i Global shapers (i “giovani” del World Economic Forum)? Semplice si parla di futuro dell’Africa.

Si può unire business e sviluppo sociale? Si. L’Africa ha due grandi sfide che l’aspettano: lo sviluppo della sua economia e lo sviluppo della sua società. Troppo spesso in passato questi due temi sono stati affrontati in modo inappropriato, dando maggior peso ad una crescita sociale sostenuta dagli aiuti umanitari (con relativi scandali, errori di valutazione e disequilibri come ben evidenziati dal libro Dead Aid di dell’economista africana Moyo) o ad uno sfruttamento intensivo delle risorse economiche del grande continente, con epiloghi spesso tragici e dannosi per l’ambiente e gli uomini.

Uno dei concetti importanti se si vuol fare impresa con successo in Africa è tentare di fondere le esperienze sociali e lavorative. Il progetto “A cena con l’Africa, organizzato dalla sede veneta dei Global shapers ha permesso di mescolare investimenti sociali e business, in una cornice d’eccezione come la sede centrale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia sul Canal Grande.

La mission degli under 30 veneti del World Economic Forum è stata quella di creare un circolo virtuoso all’insegna dello sviluppo sostenibile che da un lato mirasse a sostenere una raccolta fondi in favore del progetto “Prima le mamme e i bambini di Medici con l’Africa Cuamm e dall’altro sensibilizzasse le aziende italiane sulle reali opportunità economiche offerte dal continente africano.

Dialogare con Andrea Illy su come si può far impresa in Africa, sviluppando le piccole coop per la produzione di caffè è stato intrigante. La visione di uno sviluppo economico sostenibile era la chiave del successo dell’imprenditore. Il coinvolgimento della prima associazione non governativa riconosciuta in Italia Medici con l’Africa Cuamm, il cui progetto “Prima le Mamme e i Bambini” ha costituito un eccellente esempio di partnership pubblico-privata di successo nel continente africano.

Egualmente la partecipazione alla tavola rotonda di tre giovani donne africane di successo, Shani Senbetta (Vp, Government & External Affairs – Southwest Energy, Addis Ababa), Rapelang Rabana (Ceo rekindle learning e Forbes’30 under 30 Africa’s Best Young Entrepreneurs“), Eloho Omame (Vice President General Atlantic London), che hanno portato la loro esperienza come esempio concreto di quello che si può fare, ha permesso di cogliere a pieno, dalle persone che sono sul campo tutti i giorni, cosa sia veramente l’Africa.

Fin troppo spesso la percezione di questo continente è mediaticamente violentata da telegiornali fin troppo zelanti nel riportare stragi, guerre e malattie. E’ vero l’Africa è un continente con molte sfide, ma è importante ricordare che si tratta di un continente. Uno degli ospiti mi bisbiglia, mentre siamo a cena “speriamo che non si diffonda l’ebola“. Sorridente gli ho fatto presente che dalle regioni dove attualmente si segnala la presenza di focolai di infezione e il sud Africa ci passa la distanza tra Milano e Oslo.

Per creare un ponte di relazioni tra realtà africane ed aziende italiane interessate ad espandersi in Africa, era presente il network del Wharton Africa Club (con focus in Nigeria, Kenya, Sud Africa e Angola). Dopo una serata del genere viene da domandarsi cosa manchi all’Africa per decollare. Lo chiedo a Daniela Ropolo, Sustainability Manager Cnh Industrial Emea, “l’economia africana è complessa e per quanto ad un occidentale possa apparire tutta un’unica realtà è bene considerare le differenze culturali, etniche, religiose. È importante comprendere che questa terra offre molte opportunità a chi è corretto”.

Il progetto “A cena con l’Africa”, il confronto con i differenti ospiti, da Illy ai responsabili del Cuamm ha fatto emergere una realtà vibrante, un connubio tra esperienze sociali e business che servono all’Africa. Il coordinamento dei Global shapers ha offerto l’opportunità di inquadrare l’evento in ambito internazionale, creando la cornice perché lo sforzo del Cuamm e la crescita delle Pmi italiane possa svilupparsi con una sinergia crescente.

I ragazzi della Global Shapers Community non perdono tempo, sono determinati a portare un impatto positivo nelle nostre comunità. L’ho visto in prima persona con i Global Shapers di Milano che a loro volta stanno supportando il tessuto economico italiano, portando innovazione e giovani talenti nelle Pmi milanesi.

Resta la domanda sacrosanta. E’ possibile una crescita socialmente sostenibile e una crescita economica che generi profitto in Africa? Potenzialmente sì, e gli imprenditori e le organizzazioni sociali che ho incontrato ne sono la prova. Tuttavia un lungo percorso aspetta il continente africano, un percorso che deve nascere nello spirito di tutti coloro che vogliono crescere in Africa.

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