È la triangolazione che ha fatto le fortune della criminalità organizzata. Da una parte l’impresa, dall’altra la camorra, in mezzo la politica. Nell’ordinanza di custodia cautelare per Luigi Cesaro, deputato di Forza Italia, ex presidente della provincia di Napoli, e i suoi fratelli Aniello, Raffaele, c’è questo abbraccio mortale che ha condannato una regione. Come nel caso Cosentino qui l’impresa è anche politica.
Secondo la Procura di Napoli, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio e Cesare Sirignano, i vertici locali del comune di Lusciano, tra cui l’ex sindaco Isidoro Verolla, hanno compiuto irregolarità per l’aggiudicazione degli appalti alle ditte del clan dei Casalesi, fazione Bidognetti, retta da Luigi Guida, detto ‘o drink. Gli appalti sono andati alle ditte della famiglia Cesaro che si sono accordati con Guida in cambio di una somma di denaro pari al 7% dell’importo. I fatti si riferiscono al biennio 1999-2000.
A Cesaro si contesta il concorso esterno in associazione camorristica, dal 1999 ad oggi, e la turbativa d’asta con l’aggravante di aver favorito il clan dei Casalesi. Gli arrestati sono sette, 22 indagati, per il deputato azzurro si attende il voto della Camera. La richiesta della procura è stata al vaglio del gip Alessandra Ferrigno per oltre 18 mesi, gip che ha respinto altri 7 ordini di custodia cautelare. Il giudice parla di “mortale intreccio tra camorra, politica e imprenditoria” e aggiunge. “È difficile stabilire quale tra i tre poli indicati assuma l’iniziativa e tenga in mano i fili degli accordi”.
Ferraro consiglia al boss Guida di far subentrare un’altra ditta nell’affare, quella dei Cesaro. E Guida si consulta con il clan che accetta la ‘migliore offerta’. Così gli uomini del clan indicano ai vertici politici del comune il cambio in corsa. Per realizzare il nuovo disegno viene estromesso il funzionario dell’ufficio tecnico che si era mostrato contrario. Uno schema ribaltato. In questa vicenda, insomma, è l’impresa dei Cesaro a contattare il clan attraverso il mediatore Ferraro e non il contrario. I Cesaro così subentrano nell’affare e Luigi, il deputato azzurro, vede Gaetano Vassallo e i boss del clan, tra cui il reggente Luigi Guida.
L’onorevole partecipa, insomma, ad un incontro di camorristi. Una circostanza confermata da entrambi i collaboratori e da altri riscontri ottenuti dagli inquirenti. Vassallo racconta la sua meraviglia nel vedere Luigi Cesaro a quel vertice: “Io mi sorpresi – sulle prime – alla vista del Cesaro e gli dissi anche: “Tu sei un onorevole che ci fai qua?” e lui mi fece il cenno di stare in silenzio portandosi il dito alla bocca. Voglio precisare che io conoscevo molto bene e da molto tempo il Cessaro ed avevo con lui un rapporto di frequentazioni amichevole. Siamo andati talvolta anche allo stadio insieme”. In quella sede si parlò dell’affare Pip, la Cesaro Costruzioni era stata individuata dal clan come impresa per la realizzazione dei lavori e dei soldi da versare alla camorra. E di Cesaro, Vassallo sottolinea i rapporti decennali con i clan: “Egli ha un grande potere, imprenditoriale, economico e camorristico, oltre che politico, tanto che tratta direttamente con i capi dei clan Verde, Mallardo e Bidognetti, senza intermediari”.
Un passaggio che racconta 30 anni di rapporti tra Luigi Cesaro, detto giggino ‘a purpetta, e la camorra, quella che ha insanguinato e devastato la terra campana. A partire dagli anni ottanta quando Cesaro venne arrestato per connivenza con i cutoliani. Fu assolto, dopo la condanna in primo grado, ma emersero rapporti con i vertici della nuova camorra organizzata. Nell’ordinanza viene citato il colloquio in carcere, nel 2010, tra il boss Raffaele Cutolo e la nipote. Cutolo parlando di Cesaro dice: “Oggi è diventato importantissimo, mi deve tanto, faceva il mio autista”. Negli anni novanta, informative dei carabinieri e il decreto di scioglimento di Sant’Antimo, comune di origine, evidenziavano i legami di Cesaro con i malacarne di zona. Ora la richiesta di arresto che la Camera dovrà vagliare. Nonostante i rapporti con i boss, Forza Italia ha scelto di puntare su Cesaro che offriva pizze e mozzarelle al presidente Silvio Berlusconi quando scendeva a Napoli.
di Nello Trocchia e Vincenzo Iurillo