Milano 2, primavera 2013. Due uomini stanno seduti su una panchina del grande parco. Sopra di loro, gli aerei decollati dall’aeroporto di Linate volano bassi. Sono lì da quasi mezz’ora e parlano fitto. Uno è Emilio Fede, ex direttore del Tg4 nonché condannato in primo grado per favoreggiamento della prostituzione nel cosiddetto Ruby due. L’altro indossa una tuta bianca e scarpini da pugilato. Si chiama Gaetano Ferri, napoletano classe ’69, professione personal trainer e istruttore di box francese. Cranio rasato, muscoli in bella mostra e tanti tatuaggi in stile nazi.
“Vedi – dice Fede – questo è un posto fantastico, ma quando Berlusconi ha iniziato non aveva una lira, i soldi arrivavano dalla mafia attraverso Marcello Dell’Utri”. Ribadisce: “Mafia, mafia solo mafia”. Il discorso nasce così. Tanto per dire e per far passare il tempo tra quelli che all’epoca sono ormai due ex amici. Sì perché Ferri, dopo un paio d’anni di conoscenza, si rende conto che il giornalista non caccia i soldi. Che fa? Si tutela a modo suo. Durante i colloqui attiva il cellulare e registra tutto: parole, confidenze, rancori. Dopodiché inizia il giro delle redazioni: quotidiani e settimanali, ricevendo sempre la stessa risposta: “Mi spiace non possiamo, porti questi nastri in procura e poi ne riparliamo”.
In quei giorni di maggio nessuno però poteva pensare che quelle parole sarebbero finite sul tavolo dei magistrati di Palermo che indagano sulla trattativa tra Stato e Cosa nostra. Ma se questa è storia di ieri, quello tra Fede e Ferri è un rapporto che nasce nel novembre 2011. In quel momento Ferri, che in curriculum mette anche qualche guaio con la giustizia, frequenta il mondo delle palestre a Milano. Un mondo che spesso s’incrocia con quello patinato della televisione e dello spettacolo. È così che grazie a un buon contatto con Lele Mora, anche lui condannato in primo grado con Fede per il Ruby bis, riesce a trovare la spinta giusta per entrare nella cerchia di amicizie di Emilio Fede.
In quel 2011, il giornalista siciliano è ancora ben in pista. Dirige il Tg4, nonostante le cronache abbiano già abbondantemente raccontato parte dei bunga bunga a villa San Martino. Ferri viene assunto perché, in quel periodo, negli studi di Mediaset Fede ha un macchinario per fare ginnastica. Gaetano gli serve per questo. Col tempo però i due diventano amici. Di palestra non si parla più e Ferri, nella testa di Emilio, si trasforma in una specie di confessore. I due si vedono spesso in giro per Milano. Cenano da Giannino in via Vittor Pisani, luogo di culto della movida milanese nonché quartier generale del Milan e dell’amministratore delegato Adriano Galliani. Non mancano nemmeno al Boccino di via Tortona, dove una sera Fede si presenta in compagnia di Elena Morali, la biondissima ex fidanzata di Renzo Bossi, e di Francesca Pascale.
All’epoca, siamo nel 2013, la Pascale è già entrata nelle grazie di Silvio Berlusconi. Il primo grado del processo Ruby è in corso e da settimane i giornali parlano di una misteriosa fidanzata dell’allora Cavaliere. Ferri e Fede fanno coppia fissa anche al Parioli di via Felice Casati dove, nel 2012, Lele Mora si azzuffò con Francesca Cipriani, una delle tante papi-girl nonché ex starletta del Grande Fratello. L’amicizia si consolida, tanto che Fede presenta a Gaetano un ex agente del Mossad (servizio segreto israeliano) e gli promette l’assunzione in un rinomato centro fitness di via Palestro. Sarà solo una promessa. In quel momento Ferri capisce che l’altro, probabilmente, vuole solo sfruttarlo.
Quando s’incontrano il giornalista fa strani discorsi: parla male dei suoi colleghi, è arrabbiato con Berlusconi. Sono discorsi pericolosi. Ferri si vuole tutelare. Decide di registrare tutto. La storia nasce così e finisce sul tavolo dei carabinieri di Cusano Milanino. Ferri denuncia il giornalista per minacce. È il gennaio scorso e davanti ai militari che poi trasmetteranno il fascicolo alla procura di Monza mostra gli sms ricevuti dall’ex direttore del Tg4. Si legge. “Novità stanotte mi riceve a palazzo Grazioli, se conferma che vi siete incontrati riparto subito con due altri amici e vengo a cercarti, uno ti conosce bene, se credi avverti l’avvocato, questa volta non mi sfuggi, capito?”. Il messaggio è dell’8 dicembre 2013. Il secondo arriva due settimane dopo. “Appena dici una parola sbagliata vedrai se bleffo oppure no. Io sono morto due anni fa e ti permetti ancora di provocarmi”.
Risultato: il 21 gennaio Ferri va dai carabinieri. Racconta tutto e denuncia. Fa di più: il giorno dopo torna e consegna le tracce audio nelle quali, ora sappiamo, Fede rifaceva la storia di Berlusconi e dei suoi rapporti con Cosa nostra, contabilizzando conti correnti e il denaro arrivato dalla Sicilia. Chiacchiere che ora dovrà spiegare ai pm di Palermo. Ma non c’è solo questo. In molti di quei colloqui, stando alla denuncia di Ferri, si parla anche di ricatti e del bunga bunga. Di Ruby in particolare, dei suoi 17 anni e delle notti bollenti di papi Berlusconi.
di Davide Milosa
Da Il Fatto Quotidiano del 23 luglio 2014