“Noi, come scienziati e medici non possiamo tacere mentre questo crimine contro l'umanità continua”, si legge nel testo pubblicato su quello che è considerato uno dei cinque giornali scientifici di settore più prestigiosi al mondo. “Invitiamo anche i lettori a non rimanere in silenzio. Gaza intrappolata sotto assedio viene uccisa da una delle più grandi e più sofisticate moderne macchine militari del mondo”
Una trentina di medici e scienziati di fama internazionale provenienti dalla Gran Bretagna e dall’Italia hanno pubblicato sulla rivista medica inglese The Lancet una lettera che chiede di fermare i bombardamenti sulla Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano. “Noi, come scienziati e medici non possiamo tacere mentre questo crimine contro l’umanità continua”, si legge nel testo pubblicato su quello che è considerato uno dei cinque giornali scientifici di settore più prestigiosi al mondo. “Invitiamo anche i lettori a non rimanere in silenzio. Gaza intrappolata sotto assedio viene uccisa da una delle più grandi e più sofisticate moderne macchine militari del mondo”.
Tra i firmatari ci sono molti medici che in qualche modo con la guerra hanno sempre avuto a che fare. Tra gli altri c’è Paola Manduca, genetista dell’università di Genova, esperta degli effetti delle guerre sulle persone (si occupò per esempio dell’uranio impoverito per conto delle commissioni di inchiesta parlamentari). C’è Ang Swee Chai, ortopedico, famosa per essere stata presente nei campi libanesi di Sabra e Shatila nei giorni della mattanza contro i profughi palestinesi. C’è Vittorio Agnoletto, medico fondatore della Lila e noto per essere stato a capo del Social forum ai tempo del G8 di Genova e poi europarlamentare per Rifondazione comunista. C’è Angelo Stefanini, ex osservatore per l’Organizzazione mondiale della sanità nei Territori occupati e ricercatore all’università di Bologna. C’è Derek Summerfield, psichiatra britannico noto per i suoi studi sugli effetti delle azioni militari israeliane sulla salute dei bimbi palestinesi. “Siamo persone informate; insegniamo l’etica delle nostre professioni, insieme alla sua conoscenza e pratica. Tutti noi abbiamo lavorato a Gaza e da anni conosciamo la sua situazione”, spiegano i firmatari che lamentano l’impossibilità di raggiungere il teatro di guerra per portare aiuto alla popolazione civile: “Anche quelli di noi che vogliono andare e portare aiuto non sono in grado di raggiungere Gaza a causa del blocco”.
La lettera finisce con un duro attacco al mondo accademico e medico israeliano: “Prendiamo inoltre atto con disappunto che solo il 5% dei nostri colleghi accademici israeliani hanno firmato un appello al loro governo per fermare l’operazione militare contro Gaza. Siamo tentati di concludere che, con l’eccezione di questo 5%, il resto degli accademici israeliani sono complici nel massacro e la distruzione di Gaza”.