C’è chi la poesia la considera “pensiero per affinità”, il luogo principe in cui le affinità stesse vengono disvelate. Uno di questi è Mariano Deidda musicista, autore e interprete, anche se più di tutte ben gli si confà la definizione di “cantapoeta”, che sta a indicare qualcosa di diverso dalle tradizionali figure di cantautore e cantastorie. Prendendo per buono l’aforisma del poeta portoghese Fernando Pessoa, secondo il quale “mettere in musica un poema è accentuare in esso l’emozione, rafforzandone il ritmo” è proprio in base a questo assunto che Deidda ha modellato la propria carriera e attività artistica.
Dopo aver musicato in passato i versi di Grazia Deledda e Cesare Pavese, l’artista sardo torna al suo primo grande amore, Fernando Pessoa, dedicandogli il suo settimo disco intitolato Mensagem – rua coelho da rocha 16 lisboa 1250-088, ove “il Messaggio di un’intera vita, scritto da Pessoa, arriva alla sua destinazione ideale”. Ha così l’opportunità di capire se è vero che è nelle opere d’arte e nella letteratura che si fa esperienza dell’Altro nel modo più ampio e intenso. E se tanto più l’esperienza è potente, maggiori sono le possibilità di poter essere chiunque. Anche quel solitario e triste poeta, un po’ fuori di testa, un po’ misogino, un po’ ipocondriaco, un po’ bohémien, che in questi tempi di crisi, anche spirituale, sarebbe di grande attualità.
In Mesangem, Deidda coniuga i versi del poeta a ricercate atmosfere jazzistiche e colorite musiche popolari, coadiuvato da artisti di fama internazionale come Mafalda Arnauth, Carlos Careqa e Ivan Segreto. Composto da 14 brani, l’ascolto è certamente impegnativo ma affascinante, così come l’idea di poter dipingere la musica con il suono e la poesia.