Il direttore generale della tv pubblica, alla vigilia della presentazione del suo piano di riforma dell'informazione targata Saxa Rubra, mette nel mirino l'età dei lavoratori, troppo senior "in un mondo di nativi digitali". Comunque "il tema non è solo sostituire una persona ma un sistema". Quanto al canone, "si può tranquillamente ridurlo se lo pagano tutti". La presidente Anna Maria Tarantola: "Servizio pubblico garantisce informazione indipendente e pluralista"
Alla vigilia della presentazione del piano che dovrebbe cambiare il volto dell’informazione targata Rai, il direttore generale Luigi Gubitosi attacca i dipendenti di Saxa Rubra. Troppo “anziani”, secondo il successore di Lorenza Lei. Gubitosi, in audizione alla commissione Trasporti della Camera per un’indagine conoscitiva sul sistema dei servizi audiovisivi e radiofonici, ha detto infatti che “il gruppo Rai ha un personale anziano, 861 persone (su oltre 13mila, tra giornalisti e non, ndr) oltre 60 anni. Solo 120 sono al di sotto dei 30 anni”. Un quadro che per la tv pubblica “è un grande problema, soprattutto quando iniziamo a operare in un mondo di ‘digital native'”. Data l’età media elevata, comunque, “avremo personale che va in pensione”: “un aspetto positivo”, questo. Anche perché, ha spiegato, “vogliamo diventare una media company“. Cioè? “Inizia a diventare importante il contenuto, devi pensare a cosa vuole l’utente, che ha la possibilità di farsi dei palinsesti personalizzati”. La Rai, dunque, punta a ripensare l’offerta in termini di contenuti personalizzabili. “Stiamo cambiando il processo di organizzazione e cercando di cambiare il modo di lavorare. Tutto ciò prende del tempo, ma l’età media non aiuta”. E non è l’unico nodo da sciogliere: il tema “non è solo sostituire una persona, ma sostituire un sistema”. Poi il rapporto con la politica: “Se nomini un direttore, poi tenderà a nominare persone che gli vengono suggerite”, ha sottolineato.
Gubitosi è anche tornato sul tema del canone Rai, che nelle scorse settimane ha scatenato nuove polemiche da parte delle aziende destinatarie di solleciti di pagamento solo perché proprietarie di un computer. Il tributo, ha detto il direttore generale, “si può tranquillamente ridurre se lo pagassero tutti”. E comunque “la Rai ha il canone più basso e gli ascolti più elevati in un mercato apprezzato a livello europeo”. Un risultato ottenuto, secondo il manager, con meno dipendenti – per quanto “over 60” – rispetto a quelli degli altri servizi pubblici: “Considerando i dipendenti anche a tempo determinato eravamo a 13.158, alla Bbc sono oltre 21mila e i francesi sono 15mila”.
Quanto alla quotazione di RaiWay, la controllata che possiede la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo, “saremo pronti entro fine anno dal punto di vista di preparazione della società”. Ma “il tema vero è dove saranno i mercati finanziari e se ci sarà un contesto adatto a operare una quotazione. La società sarà pronta in autunno, di questo non ho motivi per dubitarne”
La presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, ha invece disegnato per la commissione un affresco dell’intero settore. Spiegando che nel contesto digitale, in cui gli operatori radiotelevisivi sono in concorrenza con quelli del web e dei social media, “è la stessa ragione d’essere del servizio pubblico che viene messa in discussione, così come il suo modello, il ruolo, le risorse finanziare a disposizione, la governance”. Ma per la ex capo della Vigilanza di Bankitalia la tv pubblica “ha ancora un senso”, perché se da un lato c’è più concorrenza, dall’altro “sono pochi gli attori che contano” e il mercato ha ancora “una configurazione tendenzialmente oligopolistica”. In questo quadro la popolazione si divide sempre di più “tra chi è in grado di leggere ed utilizzare l’informazione e chi è ‘povero’ di informazioni perché non ha le conoscenze informatiche di base”. Quindi permane, anzi si accentua “la necessità di garantire una informazione indipendente, pluralista, imparziale e corretta”.