Non solo in Italia, ma anche qui a Dallas (ovviamente solo tra quelli che seguono le cose italiane), molti sono incavolati sulla sentenza che nei giorni scorsi ha assolto Berlusconi. Ma è sbagliato. Una sentenza non può essere un giudizio moralistico, può essere solo un giudizio giuridico, e sul quel piano gli avvocati-parlamentari di Berlusconi (dove occorreva) hanno fatto negli anni scorsi un buon lavoro (sia facendo nuove leggi che non disfacendo quelle che avrebbero dovuto essere riformate). Infatti l’avv. Coppi, che difendeva Berlusconi nel processo “Ruby”, ha centrato in pieno il bersaglio dicendo che B. non aveva fatto alcuna pressione sul funzionario per far rilasciare la giovanetta affidandola a persona di fiducia dello stesso Berlusconi, quindi non c’è concussione.
Il fatto è che ovviamente non c’era alcun bisogno di fare pressioni. In un mondo dove per fare carriera conta di più l’abilità nell’essere elogianti ed ossequienti piuttosto che quella di essere bravi nella propria professione, quando un “pezzo grosso” chiama, gli basta qualificarsi per vedere funzionari di ogni livello inchinarsi col mento fino a terra nella premura di dimostrare profonda devozione e perfetto servilismo. In Italia siamo tutti eredi di un sistema burocratico generazionale che nemmeno il fascismo è riuscito nel secolo scorso a smantellare (anzi, probabilmente lo ha rafforzato, come accade in tutti i regimi dittatoriali e le monarchie).
Questo è esattamente quello che è successo nel caso Ruby-Berlusconi. Assolto il grande capo per non aver commesso il fatto adesso sarà il funzionario a dover giustificare il suo comportamento accomodante e servile. Peggio per lui, conosceva il suo dovere, doveva stare con la schiena dritta!
Anche per il reato di induzione alla prostituzione di una minorenne, mancando ogni evidenza incontestabile che B. ha avuto rapporti sessuali con Ruby quando lei era ancora minorenne, la sentenza non poteva che essere quella che “il fatto non costituisce reato”.
Naturalmente un padre di famiglia (Berlusconi), che “casualmente” è anche presidente del Consiglio di un grande paese industrializzato, che spende tutto il suo tempo libero (e probabilmente anche qualcosa di più) per organizzare festini a luci rosse (conosciuti oggi in tutto il mondo con l’appellativo di “bunga bunga”), non è quello che comunemente viene definito un comportamento “irreprensibile”, e infatti la prima a ribellarsi è stata proprio Veronica, la moglie di Berlusconi, che ha gettato la spugna e ha chiesto il divorzio.
Sul piano giuridico quindi la sentenza del giudice appare del tutto normale. E’ il popolo che deve giudicare il Berlusconi politico, ma non sul piano giuridico, bensì su quello della idoneità a svolgere la mansione (come farebbe qualunque capo del personale nell’affidare una posizione importante ad un dipendente dell’azienda). Il popolo però nella grande maggioranza giudica in modo molto superficiale, e si schiera da una parte o dall’altra sono in funzione della propria simpatia verso il personaggio politico.
Purtroppo non è tifando pro o contro qualcuno che si difende la giustizia o si esalta la democrazia.
Una persona priva del senso e della rettitudine morale che compete alla posizione di primo ministro di un grande paese industrializzato non è adatta a ricoprire la posizione politica e istituzionale di primo ministro ancorché non compia reati sul piano giuridico, e nemmeno qualora fosse un genio in campo imprenditoriale (benché in tal caso sarebbe sul conflitto di interessi che avrebbero dovuto mettere la lente di ingrandimento, invece in Italia si e’ fatto il contrario, si è consentito a Berlusconi di farsi le sue leggi e prosperare).
Berlusconi ha conquistato il potere politico circa vent’anni fa grazie alle sue televisioni, ai suoi soldi, e alla sua abilità non solo di organizzare ma anche di mentire serenamente su ogni cosa che gli fa comodo, tuttavia il percorso politico di Berlusconi sembrava finito dopo le vicissitudini sia politiche che giudiziarie attraversate nel 2013, ma ancora una volta (dopo D’Alema e Veltroni) è arrivato in suo soccorso il suo principale avversario politico (Matteo Renzi stavolta) neo segretario del Partito Democratico.
Renzi ha avuto un fiuto ed una spregiudicatezza formidabile (che lui chiama pragmatismo) nel capire al volo che, avendo conquistato la segreteria del Partito Democratico (dicembre 2013), ed essendo il suo principale avversario politico (Berlusconi) in grande difficoltà dopo la sconfitta elettorale alle “amministrative” (aprile 2013) e la condanna giudiziaria per reati fiscali (settembre 2013), aveva a portata di mano sia la poltrona di primo ministro che (in automatico per 6 mesi grazie alle regole europee) quella di presidente del governo europeo (dal primo luglio 2014). Ha quindi sfruttato subito con perfetto cinismo la situazione incontrandosi con l’avversario politico di sempre, Berlusconi (gennaio 2014), e stringendo con lui il cosiddetto “patto del Nazareno” in un’alleanza estremamente anomala al fine di dar corso ad una fase di riforme utili più a loro due che al paese. Infatti subito dopo Renzi manda a casa Letta e si insedia al suo posto (febbraio 2014), mentre Berlusconi, sia pure nella posizione di pregiudicato dopo la sentenza definitiva di condanna per reati fiscali, ha potuto tornare a guidare la sua vecchia Forza Italia, rapidamente rimessa in piedi dopo lo sfascio del Pdl seguito alla batosta elettorale dell’aprile 2013 e dopo che molti suoi notabili confluiti nel governo Letta lo hanno abbandonato (novembre 2013) per formare un nuovo partito denominato Nuovo CentroDestra (di Angelino Alfano, l’attuale Ministro degli Interni ).
Berlusconi e Renzi si sostengono quindi a vicenda avendo entrambi reciproci interessi a farlo e l’assoluzione di Berlusconi per i reati di prostituzione minorile e concussione incide poco o niente sulla situazione politica attuale. Berlusconi aveva promesso di abbandonare la politica qualora non fosse riuscito a realizzare (molti anni fa) le sue riforme. Renzi ha fatto cinque mesi fa la stessa promessa ma, potete scommeterci, non l’ha fatto Berlusconi e non lo farà Renzi.
E’ troppo chiedere a entrambi (e al loro codazzo di “nani e ballerine”) di mantenere la parola e passare la mano per avere elezioni che producano un Parlamento di persone capaci davvero di svolgere il loro mandato democratico di rappresentanti del popolo e non di camerieri dei capi-popolo profumatamente pagati da noi?
Dallas, Texas