Due delle trenta centrali elettriche più sporche d’Europa si trovano in Italia ed appartengono all’Enel. Lo rivela lo studio “Dirty 30” condotto da alcune associazioni ambientaliste, tra cui l’European Environmental Bureau e il Wwf. Si tratta degli stabilimenti di Brindisi Sud e Torrevaldaliga (Civitavecchia), rispettivamente nono e ventesimo nella classifica dei più inquinanti del continente in base ai dati forniti dai Paesi Ue nel contesto del sistema europeo sulle emissioni (Emissions trading scheme). “Dirty 30, come le centrali a carbone europee stanno vanificando la lotta al cambiamento climatico della Ue”, è il titolo del rapporto presentato in questi giorni da Climate action network, Health and environment alliance (Heal), European environmental bureau (Eeb), Climate Alliance Germany e Wwf, che denunciano come l’utilizzo del carbone per produrre energia in Europa dal 2009 al 2012 sia aumentato.
Enel, la regina del carbone in Italia – Proprio il gruppo pubblico Enel possiede la maggior parte delle centrali a carbone italiane, otto su 13 totali. Carbone che al 90% l’Italia importa via mare con una flotta di circa 60 imbarcazioni che garantiscono una capacità di carico complessiva di oltre 4,6 milioni di tonnellate di carbone. Due di queste centrali, Brindisi Sud e Torrevaldaliga, entrano a pieno titolo tra le più inquinanti d’Europa. D’altronde proprio Enel è stata impegnata per mesi in una battaglia legale per la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle (Rovigo), battaglia recentemente vinta dalle associazioni ambientaliste.
Carbone al posto del nucleare – L’aumento del consumo di carbone in Europa per produrre energia va di pari passo con una leggera flessione del nucleare. Non a caso uno dei due Paesi con il maggior numero di centrali a carbone “sporche” è la Germania, che ne ha nove come il Regno Unito. Ed è stata il primo Paese ad annunciare un passo indietro nella fissione dell’atomo dopo il disastro di Fukushima in Giappone. Un paradosso aggravato dal fatto che è tedesco l’attuale Commissario Ue all’Energia, quel Günther Oettinger che Berlino vorrebbe riconfermare per altri cinque anni.
Il carbone di Sua Maestà – Se l’impianto più inquinante in assoluto si trova a Bełchatów in Polonia, a detenere con la Germania il record di centrali più sporche del continente è proprio il ricco e prospero Regno Unito. E le associazioni ambientaliste denunciano l’effetto controproducente che gli incentivi europei avrebbero sul sistema energetico del Paese: i gestori delle centrali a carbone possono beneficiare di incentivi per migliorare i propri impianti nel rispetto della Direttiva sulle emissioni industriali, ma questo frena a sua volta gli investimenti nelle rinnovabili.
I costi del carbone sulla salute – Secondo gli autori del report gli effetti della combustione del carbone sono gravissimi. E costosi: 43 miliardi di euro l’anno spesi per malattie legate all’inquinamento, 18.400 decessi e quasi 29 milioni di casi di insufficienza respiratoria. E meno male che il pacchetto energia-clima 2030 recentemente approvato a Bruxelles fissa al 40% la riduzione delle emissioni di gas serra rispetto ai valori del 1990, anche grazie a un +27% di energia rinnovabile sempre entro il 2030.
Twitter @AlessioPisano