Ora è il tempo dei diritti civili. La recente notizia dell’insegnante trentina di una scuola paritaria, probabilmente discriminata al punto di perdere il suo lavoro a causa del suo orientamento sessuale, lo dimostra. E lo stiamo dimostrando a Napoli, con atti concreti, perché la buona politica, per essere vicina ai cittadini, non può che farsi carico dei desideri e delle aspettative di un popolo e anche delle minoranze. Non ci sono cittadini di serie A e di seri B.
Per questo, come sindaco di Napoli, ho personalmente registrato, pochi giorni fa, la trascrizione delle così dette “nozze gay” celebrate all’estero di Roberto e Miguel, presso gli uffici della nostra anagrafe. L’ho fatto, perché avevo già firmato una direttiva per autorizzare la registrazione di queste unioni al fine di affermare un principio base della nostra Costituzione: l’uguaglianza nelle diversità. Perché la diversità è una ricchezza. Perché l’amore è un diritto, e quella straordinaria pietra miliare giuridica che è la Costituzione americana, non a caso, iscrive il “diritto alla felicità” fra le libertà civili.
I diritti civili e le identità di genere sono il tema su cui la politica oggi, a tutti i livelli, si deve misurare: e si deve impegnare in modo prioritario. E’ giunto il tempo di dare vera attuazione alla Costituzione. Costituzione la cui portata “rivoluzionaria” è stata spesso congelata distinguendo capziosamente e oziosamente fra principi programmatici e attuativi. Ma i diritti non possono essere “programmatici”: o sono concreti o non sono diritti.
Come sindaco, io sento il peso di dovere dare ogni giorno risposte alle sollecitazioni o alle richieste dei mie concittadini; di chi vede in me lo Stato nella sua dimensione più prossima: e al quale non posso rispondere di aspettare i tempi della politica. Anche e soprattutto a partire dalla dimensione amministrativa, allora, le istituzioni devono impegnarsi a fornire queste risposte: perché fare il sindaco – per me – non significa fare il passacarte o il burocrate delle carte bollate, ma far vivere i diritti e le libertà.
Certo, non mi sfugge il dato che la questione delle nozze gay o delle unioni civili debba essere affrontata compiutamente dal legislatore. Ma, anche attraverso scelte come quella che abbiamo compiuto a Napoli, possiamo spronare il Parlamento sovrano a intervenire e a colmare una lacuna legislativa che è stata stigmatizzata anche dalla Consulta e dal Consiglio d’Europa.
La Costituzione, d’altronde, afferma che non ci possono essere discriminazioni basate sul sesso e, al fine di garantire una vera uguaglianza sostanziale fra i cittadini, compete alla “Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Creare le condizioni politico-amministrative perché la persona umana si sviluppi con armonia significa proprio porsi il tema dei diritti civili qui ed ora. Per questo, noi sindaci dobbiamo intervenire subito, anche attraverso semplici ordinanze. Con atti dall’alto valore non solo simbolico ma giuridico: Miguel e Roberto, adesso, potranno partecipare ai bandi per le assegnazioni delle case, per le politiche familiari, per le politiche sociali.
Napoli è apripista nei diritti Lgbt. Ed è una scelta nelle corde della nostra storia, perché la città di cui sono sindaco è da sempre aperta alle diversità; da sempre capace di accogliere minoranze o chi la pensa diversamente. Mentre oggi molte coppie gay ancora devono sposarsi all’estero e fuggono via, c’era un tempo in cui dal Nord Europa si veniva a Napoli, terra di tolleranza, libertà e amore. Il grande poeta, latinista e giurista tedesco Karl Heinrich Ulrichs, che fu pioniere dei diritti degli omosessuali quando in Prussia c’erano leggi che perseguivano le diversità, visse infatti a Napoli, dove né la sua vita né la sua opera intellettuale furono mai discriminate e messe in pericolo.
Con la scelta dell’amministrazione che ho l’onore di presiedere, Napoli ritorna alla sua storia. E mi auguro che il Parlamento intervenga subito e autorevolmente su di un tema dove c’è bisogno di politica e di buona politica soprattutto.