Le autorità ucraine affermano di aver scoperto la prima fossa comune a Sloviansk, ex roccaforte dei ribelli filorussi riconquistata dalle forze lealiste, che potrebbe contenere una ventina di corpi, tra i quali almeno quattro civili. “Sappiamo che ne esistono altre in città, ma questa è la prima che troviamo”, ha spiegato Anton Gerachtchenko, consigliere del ministro dell’Interno ucraino. Conferme arrivano dalle ong internazionali. Una fossa comune, probabilmente la stessa, contenente almeno 8 corpi è stata scoperta ieri vicino all’obitorio della città, riferisce Human Rights Watch. “È troppo presto per dire se le persone sepolte siano vittime di un reato”, ha affermato una ricercatrice del gruppo per i diritti umani, Yulia Gorbunova, aggiungendo che residenti locali hanno raccontato che uomini in mimetiche erano arrivati a bordo di un camion e avevano seppellito i corpi l’11 giugno scorso. Sloviansk è stata ripresa dalle forze governative il 5 luglio. I separatisti, riferisce Hrw, avevano rapito e torturato diverse persone sospettate da loro di sostenere il governo. E’ in quello scenario che Olanda e Australia pianificano di inviare squadre di tecnici che, appoggiate da poliziotti e militari, mettano in sicurezza l’area del disastro del volo MH17 per poter almeno recuperare tutte le salme.
Intanto l’Europa corre verso la “fase 3” delle sanzioni economiche contro la Russia. Ed anche David Cameron mette in guardia quelli che definisce gli “amiconi di Putin”: sono a rischio di vedersi congelare i (tanti) beni e vietare l’accesso ai paesi dell’Unione. Ma Mosca non dà segnali di voler accettare le richieste di de-escalation di Usa e Ue. Nessun passo indietro, anzi. Il ministro degli esteri Sergei Lavrov accusa gli Stati Uniti di portare avanti una “campagna denigratoria”. Smentisce che l’artiglieria russa ammassata oltre il confine spari direttamente sui lealisti. Definisce “infondate” le prove che gli Usa ieri hanno detto di avere su quei colpi di artiglieria. E derubrica a “insinuazioni” gli aiuti militari ai ribelli dell’Ucraina orientale che il presidente Barack Obama ed il premier olandese Mark Rutte sono tornati a rilanciare dopo un colloquio telefonico durante il quale hanno convenuto che alla Russia non deve essere permesso di destabilizzare l’Ucraina senza pagarne il prezzo. Un’operazione di propaganda, quella del Cremlino, alla quale a Mosca sembra opporsi solo il quotidiano Novaya Gazeta che apre la prima pagina con un titolo a caratteri cubitali scritto in olandese: “Olanda perdonaci“. E nei Paesi Bassi sono atterrati Due aerei militari con a bordo le salme di altre 74 vittime dell’abbattimento del volo di Malaysia Airlines.
Vladimir Putin invece sembra voler tentare il colpo di coda: fonti anonime della diplomazia russa fanno sapere che il Cremlino è pronto a ritorsioni contro i giganti petroliferi come Bp e Shell. Ma la Ue, dopo lo choc del volo della Malaysia Airlines, tira dritto. C’è “un sostanziale consenso” tra i 28, riferiscono fonti comunitarie, sul pacchetto di sanzioni economiche della “fase 3” che colpiranno le banche russe partecipate dallo Stato ostacolando il loro accesso alle piazze finanziarie europee e imporranno restrizioni alle esportazioni europee delle armi, delle tecnologie sensibili e dei beni “dual use“. Gli ambasciatori rappresentanti permanenti hanno esaminato ieri il pacchetto che la Commissione ha preparato per mesi, in stretta consultazione con gli stati membri, e stamattina hanno impiegato poche ore per decidere che i tecnici dell’esecutivo europeo potevano preparare i testi legislativi necessari. Il lavoro sarà finalizzato nel fine settimana. Già lunedì gli sherpa cominceranno il lavoro di consultazione con le capitali e martedì è previsto che finiscano sul tavolo degli ambasciatori in una nuova riunione del Coreper. Il via libera finale sarà dato dai capi di stato e di governo, ma “potrebbe non essere necessario un vertice con presenza fisica, potrebbe bastare una procedura scritta” dicono fonti europee che hanno il polso della situazione.