Parlando della trattativa Alitalia-Etihad all'assemblea del Nuovo Centrodestra, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture attacca le sigle, il cui referendum ieri non ha raggiunto il quorum: "Sono incomprensibili: della rappresentanza di quale azienda parlano? La grande compagnia che sarà o quella che chiuderà?"
Non c’è nessun ultimatum da parte di Etihad, anzi “il governo procede con forza e farà la sua parte, la settimana prossima di deve chiudere”. Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, a margine dell’assemblea di Ncd è così tornato sul caso Alitalia dimenticando ancora una volta che si tratta di una società privata. Al punto da dire che per la compagnia “non c’è un piano B, c’è solo un grande piano A”. “Non sono assolutamente preoccupato – ha osservato il ministro – mi sembra che sia arrivato il tempo della responsabilità: o la crescita o il baratro; il tempo è scaduto, e noi abbiamo lavorato con responsabilità”.
Per il ministro non c’è “il rischio di un ritiro da parte di Etihad”, cosa che potrebbe accadere “solo se le condizioni non venissero rispettate”. Ma “solo chi non capisce la grande opportunità per la compagnia e per tutto il Paese” potrebbe farla sfumare. “O Alitalia diventerà la più grande compagnia, ritornando la prima nel mondo, oppure ci saranno 15 mila lavoratori che andranno a casa – ha rilevato il ministro – E’ una sfida talmente importante per il sistema Paese che la si deve cogliere al volo”.
“L’ho anche detto al premier Renzi oggi: o c’è lo sviluppo e la crescita della compagnia, oppure l’azienda non ci sarà più”, ha precisato Lupi aggiungendo che “solo un marziano potrebbe riuscire a capire le polemiche sulla rappresentatività sindacale. I sindacati sono incomprensibili – ha rincarato il ministro – della rappresentanza di quale azienda parlano: la grande compagnia che sarà o quella che chiuderà?”. Lupi si è detto comunque ottimista sul fatto che la prossima settimana “si chiude. Ormai non ci si può più girare intorno, il tempo è scaduto è il momento della responsabilità”.
A cosa si riferisce Lupi? Alle divisioni apertesi venerdì nel fronte sindacale. Mentre i soci erano riuniti per votare la ricapitalizzazione da 250 milioni, è arrivato l’esito del referendum sugli accordi integrativi, sottoscritti il 16 e 17 luglio, che prevedono tagli sul costo del lavoro per 31 milioni di euro. Intese firmate da Filt Cgil, Fit Cisl, Ugl e Usb ma non da Uiltrasporti e dalle associazioni professionali di piloti e assistenti di volo Anpac, Avia e Anpav. Un paio d’ore dopo la chiusura delle urne, la Uiltrasporti ha annunciato, prima delle altre sigle, i risultati della consultazione. Il quorum non è stato raggiunto, avendo votato soltanto 3.555 lavoratori su un totale di 13.190 unità, pari, dunque, al 26,95 per cento. I sì all’accordo sono stati 3.022 e i no 475. Spicca il dato sull’astensione del personale navigante: dei 5.400 tra piloti e assistenti di volo ha votato soltanto il 3 per cento. Dati che hanno alimentato una diatriba interpretativa sull’efficacia degli accordi.