A maggio, nel pieno degli scandali e degli arresti per corruzione sull’Expo, mentre il Governo Renzi era impegnato a buttare fumo negli occhi (aiutato come al solito dalla “informazione” italiana) con il famigerato “super-mega-galattico-commissario sceriffo anti corruzione” (Cantone), accadeva qualcosa di cui quasi nessuno parlava.
Lo stesso governo faceva approvare dal Parlamento il decreto 47/2014, meglio noto come “Piano casa 2014“. All’interno, una postilla pensata proprio per l’Expo prevedeva una deroga ad alcune disposizioni chiave alla normativa in tema di appalti e opere pubbliche.
Cosa stabilivano queste disposizioni cui si derogava? Che gli appalti dovessero essere effettuati secondi principi di “trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità, previa gara informale a cui sono invitati almeno cinque concorrenti”. Principi pensati proprio per evitare che ad aggiudicarsi i lavori siano le organizzazioni criminali e cui si è deciso di derogare – con un tempismo preoccupante – nonostante gli arresti della Procura di Milano, finendo per dare importanti agevolazioni proprio a quel sistema finito nel mirino della giustizia milanese, che aveva messo alla luce la solita deviazione dei lavori verso amici, cooperative o società amiche dei centri di potere politico.
Non certo il miglior modo per contrastare le infiltrazioni criminali nelle maglie dell’Expo, che fanno gola a tanti per il volume di denaro in movimento e le numerose opere in via di realizzazione sotto commessa pubblica. Tutto sarebbe andato liscio per costoro se non ci fosse stata Bruxelles. La normativa in materia di appalti pubblici, infatti, è in gran parte rappresentata da norme che recepiscono una direttiva europea (2004/18) e la Commissione Europea veglia sul rispetto da parte degli Stati delle norme europee.
Ho deciso quindi informare Bruxelles della cosa con una denuncia formale e la Commissione si è subito attivata per far luce sulla vicenda. Se l’esecutivo europeo dovesse ritenere che le deroghe in questione violano le norme europee avvierà una procedura d’infrazione contro il nostro paese.
E il commissario anti-corruzione in tutto ciò? Non pervenuto.