“È riuscito nell’impresa di tenere unite le tre anime. Non era semplice…”. Alle 12 e 15 quando il “democristiano” Angelino Alfano conclude l’applaudito, ma non troppo, intervento, il vice ministro alla Giustizia Enrico Costa pronuncia queste parole all’ex berlusconiano Paolo Bonaiuti. Parole che la dicono tutta sul discorso del leader de Ncd. Un discorso che fin dall’incipit – con quel passaggio sul vangelo di Matteo (“quando ci invita a passare per una porta stretta) – segna il cambio di sentimenti delle ultime ore. Una quadra tracciata nella notte in un incontro avvenuto in una location top secret della Capitale cui avrebbero preso parte Angelino Alfano, Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello.
I tre superbig della costola “destra” del governo avrebbero raggiunto una quadra sintetizzabile in questo ragionamento: “La prima tappa è stata la responsabilità di stare al governo. La seconda sarà il coraggio e la responsabilità del cambiamento”. Del resto, è il refrain che ripete Angelino, dallo scorso 25 maggio – giorno “in cui si è manifestato uno tsunami politico con un partito che ha superato il 40%, risultato che non si ripeteva dal 25 maggio del 1958 con l’exploit della Dc di Amintore Fanfani – “noi ci siamo salvati, siamo rimasti in piedi in uno tsunami, non avendo un giornale dalla nostra parte e una televisione dalla nostra parte”. Ecco perché la lettera di Silvio Berlusconi di stamane su il Giornale, piena “certamente di toni rispettosi nei nostri confronti, ma non siamo noi a dover fare un passo indietro”, viene rispedita al mittente. Perché è vero che l’idea berlusconiana di costruire e unire “un nuovo centrodestra con una caratterizzazione piu moderna e dinamica nello stile e nel linguaggio”, “Angelino” la condivide. Ma il leader del Ncd vuole prima vedere le carte. In sostanza Alfano chiede un po’ di chiarezza al pregiudicato B.
Chiarezza che Forza Italia dovrà dimostrare quando si tratterà di tornare a discutere sulla legge elettorale, l’Italicum. Del resto, mormorano in sala quando il ministro dell’Interno fa un passaggio sulla riforma elettorale, “l’Italicum è stato voluto da Berlusconi per distruggerci, per eliminarci”. E la proposta che il ncd farà a Forza Italia e a Matteo Renzi sarà quella di abbassare la soglia per accedere in Parlamento. Soglia di sbarramento che deve essere unica (4%) per tutti i partiti, coalizzati e non. E poi c’è un altro nodo su cui Alfano&co. non intendono indietreggiare: “Fin quando la Lega resterà xenofoba noi non andremo da nessuna parte”.
Ma l’applauso si fa scrosciante soltanto in un passaggio. Un passaggio che riguarda il rapporto con i territori e per l’appunto quando Alfano invoca l’introduzione delle preferenze nella legge elettorale. Un tabù per Pd e Forza Italia su cui gli alfaniani promettono battaglia: “Forza Italia è favorevole alle preferenze? è quello di portare i nominati in Parlamento noi non ci stiamo”. Sullo sfondo resta la prossima tappa: il gruppo unico che rievoca il ppe che Ncd, una parte di Scelta civica, Udc e i popolari di Mario Mauro costituiranno nei prossimi giorni in Parlamento. Una tappa che di certo non scalda e non viene ricordata negli interventi che si susseguono dopo quello di Angelino Alfano. Del resto, nel dietro le quinte dello Spazio900, ci si preoccupa più dell’intervista che Pierferdinando Casini ha rilasciato quest’oggi al Giornale in cui apre all’ex Cavaliere che della lettera di B. al medesimo Giornale.
L’incantesimo alfaniano – tenere insieme le tre anime distanti e rimandare la palla nella metà campo berlusconiana – si infrange a metà pomeriggio quando sul palco dello Spazio900 si scorge la sagoma di Beatrice Lorenzin. La ministra, stando ai dietro le quinte raccolti dal fattoquotidiano.it, non rispetta il registro imposto dal ministro dell’Interno, e si serve del palco per imporre la linea “renziana”, quella che spingerebbe per un’alleanza organica con il partito democratico. “Noi siamo usciti dal Pdl perché il Pdl stava prendendo una deriva estremista”, è l’incipit della ministra. Minuto dopo minuto il tono della voce sale. E in un crescendo Lorenzin rilancia che non ne vuole sapere di tornare alla casa madre, e, soprattutto, che non le interessa affatto restare nel solco del centrodestra. Anzi. “Possiamo chiamarlo come ci pare. Le categorie del ‘900 non valgono più niente. La gente comprende soltanto se gli dai un posto di lavoro, o se fai le riforme“. In platea qualcuno scherza e mormora che “l’intervento di Beatrice sembra nei toni e nei contenuti simile a quello di una Boschi o di una Bonafé”. Scherzi a parte, però, il messaggio della Lorenzin si nota per il lungo e scrosciante applauso. Un messaggio che agita Nunzia De Girolamo. La pasionaria non gradisce affatto la posizione della Lorenzin. E a fine kermesse si lascia andare: “Io voglio restare nel centrodestra. Non esiste che in vista delle regionali si pensi alle geometrie variabili, del resto ho già dimostrato che non ho paura a dimettermi”. Al momento, però, la beneventana appare isolata. Del resto persino la nostalgica berlusconiana Barbara Saltamartini, nei giorni precedenti data in fuga verso Arcore, è rincasata e ha riabbracciato il delfino “Angelino”.
Twitter: @GiuseppeFalci
Aggiornato dalla redazione web alle 16 e 41