Un centro organico ad una nuova 'Casa della Libertà' guidata (sempre) dall’ex Cavaliere; un soggetto filogovernativo - modello Pri - che starebbe a destra o a sinistra a seconda di chi è al governo; un centro che fungerebbe da 'ala destra' del Pd a trazione renziana: queste le ipotesi a cui lavorano le anime del movimento di Alfano
“Sarà un’assemblea vera, con voti veri, come non si è mai vista nella storia del centrodestra. Vi faremo divertire”. A sera, quando nel quartier generale di via del Tritone Angelino Alfano, ministro dell’Interno e leader Ncd, stempera i toni fra le anime del Ncd, un fedelissimo del ministro Maurizio Lupi mormora a ilfattoquotidiano.it che “il dibattito è acceso e che la partita di domani (oggi per chi legge) è ancora aperta”. Del resto allo Spazio900 dell’Eur, location nota nella Capitale per gli eventi danzanti, dove da stamane si terrà l’assemblea nazionale del Ncd, non ci saranno soltanto la sessantina di senatori e deputati che in maggioranza sarebbero favorevoli ad un “supergruppo parlamentare centrista”, con dentro Scelta Civica–Udc–Popolari, una linea ‘moderata’ che “ci consentirebbe di resistere alle sirene berlusconiane e di non farci prosciugare dal Pd”.
No, all’assise della compagine ci saranno centinaia e centinaia di delegati che provengono dalle regioni di tutto lo stivale già pronti ad intervenire e a dissentire sull’atteggiamento ondivago di un partito, il Ncd, che “non ha una direttrice, e non risulta né carne, né pesce”, come dice un dirigente siciliano. Una linea su cui si cerca discutere da mesi. Almeno da quando- spiegano insider di via del Tritone – ha varcato l’ingresso di Palazzo Chigi l’ex sindaco di Firenze. Da quel momento, infatti, la musica è cambiata. La forza mediatica ed elettorale del premier hanno relegato in un cono ombra il partito di Alfano. Una situazione che ha toccato il suo massimo, valicando il confine, nella settimana appena trascorsa. Settimana che si è conclusa con una riunione al vetriolo in cui la fronda berlusconiana, eterodiretta da Nunzia De Girolamo e Maurizio Lupi – stando ai dietro le quinte che si rincorrevano nei giorni scorsi in Transatlantico – avrebbe sbattuto la porta in faccia alla cosiddetta fronda ‘renziana’ di Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin. Minacciando addirittura la fuga verso il pregiudicato B. con al seguito un drappello di una ventina di deputati.
“Non moriremo democratici. Noi siamo e saremo berlusconiani” è stato l’urlo dei nostalgici di Arcore e di Forza Italia. Controreplica dei ‘diversamente renziani’: “Berlusconi non aspetta altro, accoglierci e poi distruggerci”. Nel mezzo il silenzioso e mite Angelino a parare i colpi che arrivavano da destra e manca. E che oggi, seppur dubbioso, non vuole derive a sinistra e nemmeno tornare con il cappello in mano ad Arcore. Al momento, infatti, le posizioni in campo sono tre: un centro organico ad una nuova ‘Casa della Libertà’ guidata (sempre) dall’ex Cavaliere su cui sarebbero disposti a investire Nunzia De Girolamo, Luigi Casero (vice ministro all’Economia), Barbara Saltamartini e Maurizio Lupi; un centro filogovernativo – modello Partito Repubblicano – che starebbe a destra o a sinistra a seconda di chi è al governo e che sarebbe sponsorizzato dal duo siculo Angelino Alfano e Renato Schifani; infine un centro che fungerebbe da ‘ala destra’ del Pd a trazione renziana su cui, invece, starebbero puntando Gaetano Quaglieriello, Beatrice Lorenzin e Fabrizio Cicchitto.
Posizioni che certamente si legano ai prossimi appuntamenti elettorali. Nel 2015 si tornerà a votare in diverse regioni del sud, in un paio di regioni del centro-nord (Toscana e Umbria) e, soprattutto, in alcuni grandi centri come Milano. Dove, ad esempio, Maurizio Lupi – che sogna di guidare Palazzo Marino – avrebbe già raggiunto un accordo con il governatore Maroni e con la maggioranza dei forzisti nel capoluogo. E, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe già messo sul tavolo dell’ex presidente del Consiglio Berlusconi le dimissioni da ministro dell’Infrastrutture per la candidatura a sindaco di Milano. Insomma sommovimenti interni che agitano le tre fronde del Ncd e prefigurano un’assemblea in cui il colpo di scena potrebbe essere dietro angolo. Come, ad esempio, una grande assenza (per tutta la giornata di ieri è circolata l’ipotesi che Lupi potesse disertare l’appuntamento). Oppure una rottura in mondovisione sul modello del “che fai, mi cacci?” di finiana memoria. E la lettera che stamane B. scrive a ilGiornale in cui evoca “di riunire il centrodestra in una vera coalizione di obiettivi” va proprio in questa direzione. Resisteranno i “berlusconiani” di Angelino?