"Giocano in Serie A quelli che prima mangiavano banane" ha detto ieri il numero uno della Lnd nel presentare la sua candidatura alla successione di Abete. Nonostante le scuse, la segreteria democratica e Sel si sono schierati contro Tavecchio, che a questo punto rischia
Non potevano passare inosservate le dichiarazioni di Carlo Tavecchio, che ieri in sede di presentazione della sua candidatura alla presidenza della Figc ha utilizzato espressioni offensive e razziste per parlare dei troppi calciatori stranieri che arrivano nel nostro campionato. “Giocano in Serie A quelli che prima mangiavano banane”, aveva detto, salvo poi ritrattare dopo pochi minuti. Ma quella che inizialmente sembrava solo una gaffe rischia di trasformarsi nel peggiore degli autogol per il numero uno in pectore del pallone italiano. Il web è in fermento, i tifosi di tutta Italia (già prima poco favorevoli alla nomina di Tavecchio) sono scatenati fra commenti di critica e parodia.
L’attacco più duro, però, viene dal mondo della politica: il Partito Democratico ha preso pesantemente posizione contro la candidatura del numero uno della Lega Dilettanti. Che a questo punto vacilla. “Chiediamo un suo passo indietro”, afferma il responsabile della comunicazione del partito Francesco Nicodemo. La bocciatura, senza mezzi termini, viene da Davide Faraone: “Tavecchio non può fare il presidente della Figc. Sono state svuotate le curve e sospese partite, per parole così. Non avrebbe credibilità”, scrive su Twitter il responsabile Welfare della segreteria. Gli fa eco anche Francesco Nicodemo: “Quella di ieri non è una gaffe. Sono parole razziste #tavecchioNO“.
“La mia è una reazione da comune cittadino, ma sentendo le parole degli altri miei colleghi credo che a questo punto rappresenti la posizione ufficiale del Pd”, aggiunge il responsabile comunicazione a ilfattoquotidiano.it. Ad insorgere, infatti, non è solo l’ala renziana: “Tavecchio inadeguato. Avanti un altro”, è il commento lapidario di Stefano Di Traglia, già portavoce di Pierluigi Bersani. “Fermatelo”‘ chiede Giovanna Melandri, in passato ministro dello Sport per il governo Prodi. “Le parole sono pietre, soprattutto se pronunciate da persone che ricoprono ruoli di responsabilità all’interno delle istituzioni, hanno un peso e comportano delle conseguenze”, sottolinea anche Cecile Kyenge. Sulla stessa linea anche Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale di Sel: “Nessuna gaffe. Solo razzismo. Solo ignoranza. Solo volgarità. Questo non può fare il presidente di nulla. Tavecchio vattene”.
Tutte dichiarazioni che lasciano intravedere quali potrebbero essere le possibili ripercussioni dell’infelice uscita del presidente della Lnd. Fino a ieri la sua elezione a successore di Giancarlo Abete era praticamente scontata, considerato il sostegno di tutte le leghe e il bacino del 70% di consensi in assemblea federale. Adesso non è più così. Ad essersi schierati contro la sua nomina sono tanti esponenti del Pd, in particolare membri molto vicini a Matteo Renzi. Non è un mistero che la candidatura di Tavecchio non entusiasmasse il premier, e tanto meno Giovanni Malagò. Ma il governo e il Coni non avevano intenzione di intromettersi nell’elezione con pericolose forzature. Ora però che è stato proprio il presidente dei dilettanti a mettere in discussione la propria posizione con lo scivolone di ieri, la situazione potrebbe cambiare.
Specie se quel movimento negativo d’opinione, tutto condensato nell’ hashtag #noTavecchio che in poche ore è diventato trending topic su Twitter, dovesse farsi sempre più travolgente. “Le scuse non ci bastano”, conclude Nicodemo. “Già sarebbe stato meglio un candidato più innovativo (“alla Albertini“, suggerisce il responsabile comunicazione Pd), a questo punto ci aspettiamo un passo indietro. Siamo rispettosi dell’indipendenza del calcio, ma il pallone italiano ha tanti problemi e questa persona non ci sembra adeguata a risolverli”. I giochi, insomma, potrebbero riaprirsi, l’attacco dal fronte politico è pesante. L’unico ad essersi schierato in difesa di Tavecchio, per il momento, è Maurizio Gasparri: “Montare una campagna antirazzista su una frase di Tavecchio, che peraltro si è scusato subito, mi sembra un’esagerazione. Non conosco Tavecchio ma il suo problema -ironizza – sta nel nome perché, in epoca di rottamazione, non giova chiamarsi così…”. Chissà se al numero uno dei dilettanti basterà la solidarietà dell’ex ministro di Berlusconi per restare in corsa (e favorito) per la presidenza della Figc.
Fatto sta, che dopo la pioggia di critiche (politiche) nei suoi confronti, Carlo Tavecchio è stato costretto a tornare nuovamente sulla questione. Ovviamente per tentare una difesa a dir poco complicata. “Nel mio discorso di ieri, in maniera impropria e per questo mi scuso ancora una volta, mi riferivo al fatto che sono a favore dell’integrazione, ma al contempo rinnovo la necessità di scoraggiare l’utilizzo di calciatori che non migliorano la qualità del nostro campionato. Come scritto nel mio programma elettorale – ha aggiunto il numero uno della Lnd – se sarò eletto Presidente della FIGC, la Federazione condurrà una politica fattiva contro ogni discriminazione. Accetto tutte le critiche ma non l’accusa di razzista perché la mia vita testimonia l’esatto contrario”.