Loro dicono “io non ho bisogno di te” e quelle dicono “ingrate, deficienti, voi non capite niente, respirate solo grazie a noi”. E credo che non ci sia bisogno di essere un genio in comunicazione per capire che forse, questo, non è l’approccio giusto. Perché io vedo una reazione corporativa, di chi mostra tutta la propria fragilità e anche parecchia indisponibilità all’ascolto. Vedo una supponenza che poi è quella che rende antipatico un certo femminismo, e non scordiamo che parliamo soprattutto degli Stati Uniti, dove c’è il femminismo radicale alla Dworkin e MacKinnon che la fa da padrona (le antiporno, le abolizioniste della prostituzione, quelle che le donne sono tutte vittime e gli uomini tutti carnefici) e quel femminismo lì, di cui vediamo esempi, sempre più prepotentemente, anche in Europa, è fortemente normativo, svaluta e disprezza le donne che non aderiscono alla norma, applica slut shaming contro quelle che non sono d’accordo e a tratti si serve di bulle che in rete, su Twitter o Facebook, agiscono da squadriste e non fanno altro che assediare spazi e persone per farle sentire delle chiavichette umane se solo non diventano delle acritiche yeswomen.
Il punto è che le femministe, in generale, ne escono delegittimate, in special modo quelle che dicono di fare leggi e scelte in nome delle donne. Ebbene: quelle donne vi stanno prendendo in giro, sfottendo, licenziando perché stanno dicendo che si rappresentano da sole, perciò se il femminismo si riduce a una barricata dietro la quale ci sono donne con i fucili pronte per sparare ad una folla di gente, uomini e donne, che arrivano a dire che bisogna smettere di parlare in nome loro, direi che non c’è davvero molto di cui discutere. Invece il femminismo, per quel che mi riguarda, è quello che è anche disposto a rivedere il proprio linguaggio, ad abbandonare presunzione e supponenza e ad ascoltare le ragioni per cui queste ragazze sono così stufe di un movimento dal quale addirittura vogliono prendere le distanze.
E sia chiara una cosa: se le donne non vogliono essere rappresentate da altre donne figuriamoci se sono gli uomini che possono farlo. Di colonizzazioni maschili ne abbiamo già subite fin troppe e se c’è una cosa sulla quale siamo tutte d’accordo è che nessuno dice alle donne quel che è bene per loro, donna o uomo che sia.
Facciamo che ribaltiamo il messaggio e, a prescindere da chi detta le regole, ciascun@ dichiara quello di cui non ha bisogno. Io non ho bisogno di qualcun@ che mi dica se abortire oppure no. Non ho bisogno di qualcun@ che mi dica cosa fare del mio corpo, come vivere la mia sessualità e le mie relazioni. Non ho bisogno di qualcun@ che mi impone regole morali e divieti e che mi fa i cazziatoni se mi mostro in mutande, vestita, spogliata, con o senza trucco. Non ho bisogno di chi mi usa per legittimare un governo, un partito, o qualunque bottega alla quale porta linfa. Non ho bisogno di chi mi dice che devo restare in una terra povera se voglio migrare in quella che mi offre più opportunità. Io ho bisogno di essere libera da costrizioni normative, da chiunque esse vengano imposte. E questo è tutto.