Ancora sangue in Nigeria, dove non si ferma l’ondata di violenza del gruppo islamico Boko Haram che da metà aprile insanguina il Paese. Una bomba è scoppiata durante una messa alla chiesa di San Giorgio a Kano, nel nord del Paese, provocando almeno cinque vittime e otto feriti. Altre tre persone sono state uccise a Kolofata, ai confini con il Camerun, durante un doppio attacco del gruppo integralista. Oltre alle vittime, i militanti hanno sequestrato la moglie del vicepremier camerunense Amadou Ali. Insieme alla moglie del politico, secondo fonti militari, sono stati rapite altre tre persone. Sembra che la sette estremista abbia anche attaccato la residenza del “lamido” Seini Boukar Lamineel, il leader religioso, e abbiano rapito anche lui, insieme alla moglie e ai figli.
Il colonnello: “La situazione è molto critica”
“La realtà che stiamo vivendo è molto difficile. Mentre vi parlo, militanti di Boko Haram sono ancora impegnati in scontri con i nostri soldati a Kolofata”, ha spiegato il colonnello Felix Nji Formekong. “Alcuni miliziani hanno portato via la moglie del vicepremier e la sua collaboratrice domestica mentre le guardie del corpo del politico sono riuscite a portarlo a Mora, un’altra città”, ha aggiunto l’ufficiale. Un altro ufficiale di polizia, che è voluto rimanere anonimo, ha confermato i fatti, aggiungendo che nella zona, dove negli ultimi tempi si sono intensificati gli attacchi di Boko Haram contro militari e civili, sono intervenuti i caccia.
Attaccati e incendiati edifici pubblici
I militanti della setta estremista sabato avevano incendiato edifici pubblici a Rann, una città del nord-est della Nigeria e avevano sequestrato un poliziotto nella sua casa, a Sigal, un villaggio ad alcuni chilometri di distanza. Lo hanno riferito gli abitanti. Sia Rann che Sigal sono due località situate nello stato di Borno, epicentro dell’insurrezione di Boko Haram. Il gruppo fondamentalista, in cinque anni ha provocato in Nigeria più di 10.000 morti.
Doppio attentato contro due leader, 42 morti
Una situazione di tensione che è cresciuta in questi giorni. Mercoledì, almeno 42 persone sono state uccise in due esplosioni avvenute nella città di Kaduna, nel nord della Nigeria. L’obiettivo del primo attentato era probabilmente l’ex leader militare della Nigeria, Muhammadu Buhari, attualmente a capo di un partito dell’opposizione. “Lo sfortunato evento, chiaramente un tentato omicidio”, ha fatto sapere Buhari in una nota, “è stato compiuto da persone a bordo di un veicolo che si spostava rapidamente e ha cercato più volte di superare l’auto della mia sicurezza”, ha fatto sapere il leader militare, rimasto illeso dopo l’incidente. L’obiettivo del secondo attentato era invece il religioso musulmano Dahiru Bauchi, noto per le sue posizioni moderate e per essere contrario all’estremismo di Boko Haram. Il religioso è sopravvissuto, mentre l’attentatore ha perso la vita.
Da due mesi la setta ha aumentato gli attacchi
Da metà aprile, la Nigeria è teatro della violenza ad opera del gruppo armato islamista, che ha intensificato il ritmo degli attacchi, moltiplicando massacri di civili, attentati e rapimenti, tra cui il rapimento di massa di oltre 200 liceali nel nord est del paese. I paesi dell’area hanno deciso di unirsi per fronteggiare la minaccia. Cinque capi di stato africani (Nigeria, Niger, Camerun, Benin e Ciad) hanno adottato a metà maggio a Parigi, con il sostegno dell’Occidente, un piano di “guerra” contro il gruppo islamico, che comprende “una presenza militare intorno al lago Ciad” e “capacità di reazione in caso di pericolo”.