Sarà una trentina d’anni che sento parlare di questa bubbola dell’autonomia dello sport rispetto alla politica e non ho ancora capito di che cosa si tratta. Prima che Berlusconi si vergognasse pubblicamente di Zoff per la finale persa contro la Francia agli Europei 2000, ricevendone di ritorno strepitose e immediate dimissioni da parte di un uomo tutto d’un pezzo, credevo che fosse proprio quella roba lì, che la politica non potesse mettere il naso nella formazione del citì azzurro, né imporre la tattica con cui affrontare gli avversari. Ma niente di più.
Credevo invece che la politica, e nel caso specifico il governo, si dovesse occupare in maniera assolutamente invasiva dell’educazione sportiva e dell’etica conseguente, proprio per non trovarsi nella spiacevole condizione di assistere come un intruso all’osceno tracollo del costume sportivo. Il calcio poi è la summa di tutte queste contraddizioni, in quanto disciplina decisamente ricca rispetto a tutti gli altri sport e dunque suscettibile di guerre intestine e anche di pericolosi sconfinamenti nel penale (vedi calcio-scommesse e relativo commissariamento della Figc nel 2006 prima dei Mondiali vinti da Lippi).
Quello che sta succedendo con Tavecchio, dopo la deriva razzista di cui è stato protagonista, ha dell’incredibile. Siamo al punto che il presidente del Consiglio, che sulle riforme che gli interessano appare cazzutissimo e poco disposto ad arretrare anche di un millimetro, nel caso Tavecchio si mette a fare l’elegantone, dicendo che sì, «è stato un autogol ma il governo non può intervenire sulla Figc».
Come non può intervenire, ma stiamo scherzando? Non può intervenire su una questione che ormai campeggia su tutte le gazzette del mondo, con toni tra l’incredulo e il sarcastico? E vogliamo parlare del sottosegretario con delega allo sport, Graziano Delrio, il quale pubblicamente non dice una sola parola ufficiale, ma fa sapere – tramite il suo ufficio stampa – la sua «forte irritazione»? Ma non avete un grammo di coraggio?
Abbiamo cacciato via dal governo in un solo minuto una gloria nazionale dello sport olimpico come Josefa Idem, con un senso etico e della giustizia degno di miglior causa, visto che per casi di una gravità assoluta sono rimasti ai loro posti i signori Alfano e Cancellieri (casi Shalabayeva e Ligresti). E non siamo in grado di intervenire su Carlo Tavecchio? Ma per favore, Delrio e Renzi, le banane qui siete voi.