Credevo invece che la politica, e nel caso specifico il governo, si dovesse occupare in maniera assolutamente invasiva dell’educazione sportiva e dell’etica conseguente, proprio per non trovarsi nella spiacevole condizione di assistere come un intruso all’osceno tracollo del costume sportivo. Il calcio poi è la summa di tutte queste contraddizioni, in quanto disciplina decisamente ricca rispetto a tutti gli altri sport e dunque suscettibile di guerre intestine e anche di pericolosi sconfinamenti nel penale (vedi calcio-scommesse e relativo commissariamento della Figc nel 2006 prima dei Mondiali vinti da Lippi).
Quello che sta succedendo con Tavecchio, dopo la deriva razzista di cui è stato protagonista, ha dell’incredibile. Siamo al punto che il presidente del Consiglio, che sulle riforme che gli interessano appare cazzutissimo e poco disposto ad arretrare anche di un millimetro, nel caso Tavecchio si mette a fare l’elegantone, dicendo che sì, «è stato un autogol ma il governo non può intervenire sulla Figc».
Come non può intervenire, ma stiamo scherzando? Non può intervenire su una questione che ormai campeggia su tutte le gazzette del mondo, con toni tra l’incredulo e il sarcastico? E vogliamo parlare del sottosegretario con delega allo sport, Graziano Delrio, il quale pubblicamente non dice una sola parola ufficiale, ma fa sapere – tramite il suo ufficio stampa – la sua «forte irritazione»? Ma non avete un grammo di coraggio?
Abbiamo cacciato via dal governo in un solo minuto una gloria nazionale dello sport olimpico come Josefa Idem, con un senso etico e della giustizia degno di miglior causa, visto che per casi di una gravità assoluta sono rimasti ai loro posti i signori Alfano e Cancellieri (casi Shalabayeva e Ligresti). E non siamo in grado di intervenire su Carlo Tavecchio? Ma per favore, Delrio e Renzi, le banane qui siete voi.