La deputata M5S Giulia Di Vita spiega: "Un'iniziativa necessaria, motivata dal fatto che i lavori per favorire l'uguaglianza tra i sessi e combattere le discriminazioni sono bloccati da mesi perché manca una figura politica di riferimento”. Aderiscono anche altri esponenti di Pd e Sel
Il Movimento Cinque Stelle lancia una petizione per chiedere al premier Renzi di cedere la delega del ministero delle Pari Opportunità, dato che “non riesce a gestirla al meglio per mancanza di tempo”. “Un’iniziativa necessaria, motivata dal fatto che i lavori per favorire l’uguaglianza e combattere le discriminazioni sono bloccati da mesi perché manca una figura politica di riferimento”, spiega Giulia Di Vita, deputata Cinque Stelle alla commissione Affari sociali, prima firmataria del testo che verrà diffuso lunedì 28 luglio tramite la piattaforma online Change.org.
A ribadire il bisogno di un ministro ad hoc per le Pari Opportunità anche altre esponenti politiche. Cecilia Guerra del Pd, che ha avuto la delega alle Pari Opportunità durante il governo Letta (in seguito alle dimissioni dell’ex ministra Josefa Idem), sottolinea che “è evidente che, pur con le migliori intenzioni, il premier non riesce a seguire una delega impegnativa che prevede il coordinamento con i vari ministeri, il mantenimento dei rapporti con le diverse associazioni, le relazioni internazionali”. Dello stesso parere Celeste Costantino di Sel che, nelle scorse settimane, ha rivolto un appello al premier.
E durante il Politicamp 2104 di Livorno organizzato da Pippo Civati, Marina Terragni del Pd ha sottolineato che “la mancanza di un ministero per le Pari Opportunità è un ostacolo che rende complicata la raccolta e la gestione delle informazioni e l’individuazione degli obiettivi e il lavoro per perseguirli”. Secondo i Cinque Stelle che, in merito alla vicenda, hanno presentato nelle scorse settimane due risoluzioni alle commissioni Affari sociali e Infanzia e adolescenza, tra le questioni urgenti c’è lo stallo del piano anti-violenza sulle donne, unico provvedimento orientato alla prevenzione e al sostegno delle vittime, approvato nel decreto “femminicidio” che ai tempi del governo Letta appariva a un passo dall’emanazione. Questo piano è il fulcro della Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia, che entrerà in vigore ad agosto ed è legato anche alla ripartizione dei fondi ai centri antiviolenza (con criteri che stanno scatenando dure polemiche).
C’è poi la questione dei Cug, Comitati unici di garanzia, creati con la finalità di prevenire ogni forma di discriminazione nei luoghi di lavoro e che a 3 anni dalla loro istituzione restano soltanto una promessa sulla carta. Inoltre niente è stato fatto dopo la “sperimentazione” sui congedi di paternità avviata dalla ex ministra Elsa Fornero, a differenza di quanto accade in altri Paesi europei dove c’è una legislazione ben precisa in materia. Non legata direttamente alle tematiche di genere – come altri interventi di competenza del ministero – c’è la mancata realizzazione del Piano d’azione biennale per la disabilità che è stato adottato nel 2013 e che prevede 7 linee di intervento, tra le quali la riforma del riconoscimento dell’invalidità.
Sulla necessità di avere al più presto una nomina per le Pari opportunità insiste anche la sezione italiana della European women’s lobby (Ewl), la più grande organizzazione di associazioni di donne nell’Unione Europea, attiva nella promozione delle pari opportunità, con 31 coordinamenti nazionali. “Trovo incredibile che il semestre italiano alla presidenza dell’Unione Europea si sia aperto senza che l’Italia abbia un ministro per le Pari Opportunità – afferma la segretaria Maria Ludovica Bottarelli Leali – La situazione va risolta al più presto. Mi chiedo come sia possibile che con così tante eurodeputate italiane donne non si riesca a fare pressione sulle questioni di genere che riguardano tutte”. Bottarelli Leali, che ha inviato una richiesta di incontro a Renzi “caduta nel vuoto”, spiega che invece di allinearci ai Paesi nordici, “non facciamo altro che seguire la tendenza in voga nel Sud Europa che, con la scusa dell’austerity, porta alla perdita dei diritti”.
Le fa eco Daniela Aiuto, eurodeputata dei 5 Stelle nella Commissione Femm per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, che dice che la delega va ceduta immediatamente “per non essere derisi dai colleghi esteri. Il problema di Renzi è che fa proclami stupendi ai quali non seguono fatti. Su questioni fondamentali legate alle Pari Opportunità, che ci fanno essere fanalino di coda in Europa, non possiamo restare senza un referente politico”.