Doveva essere domani, 29 luglio, l’incontro tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi per riassestare l’Italicum. E, invece, colpa di un fastidioso virus intestinale, il Cav ha dato forfait. “Ma è solo rinviato di un giorno, forse due, nulla di grave, né di tattico”, afferma una forzista di primo piano. Dunque, niente rendez vous, niente atteso aggiornamento temporale dall’ultimo colloquio su riforme costituzionali e legge elettorale alla luce dell’intesa siglata con il Patto del Nazareno. Passata la sentenza Ruby, Berlusconi resta convinto della necessità di tornare ad essere prim’attore dello scenario politico e quale migliore occasione di quella che si era prospettata ora, con un premier segretario del Pd in difficoltà interna al partito per questioni tutte legate alla legge elettorale, non per via della trasformazione del Senato. E, invece, ecco che ci si mette un virus. Certo, sottolineano fonti azzurre di primo piano, la lettera inviata da Renzi ai suoi senatori di maggioranza ha creato qualche malumore in Forza Italia per le aperture fatte dal segretario Pd su modifiche all’Italicum (preferenze e soglie) che ancora non sono state concordate con il principale contraente dell’accordo siglato sulle riforme, ossia Berlusconi. Una fuga in avanti renziana che ha costretto il capogruppo di Forza Italia in Senato, Paolo Romani, a mettere un punto fermo: “Per noi fa fede la versione uscita dalla Camera (dell’Italicum, ndr)” ed eventuali cambiamenti “vanno concordati” prima di tutto tra Pd e Forza Italia. Poi – e solo poi – Renzi potrà parlarne con i parlamentari Pd.

Fin qui gli umori di un Cavaliere che, dice Brunetta, starebbe scrivendo un libro “sui fatti che avvennero tra l’estate e l’autunno 2011″. “Lo sta scrivendo- ha svelato il capogruppo forzista alla Camera – anche perché sono emersi altri fatti”, tali da giustificare, sempre secondo l’ex ministro, “con forza e urgenza l’istituzione di una Commissione di indagine parlamentare”. Che non si farà mai, ma tutto, ora, appare buono per tornare a dare le carte, anche in senso mediatico. Anche a costo di alimentare voci sul contenuto del patto siglato con Renzi che tuttavia lo stesso Romani ha chiarito trattarsi di una “bozza” di documento, niente di più di “una minuta” scritta a mano da Denis Verdini “con una sintesi” degli argomenti affrontati nell’incontro. “Si è parlato di legge elettorale e riforme – ha ricordato Romani – non di giustizia”. Questo non esclude, però, che nel nuovo incontro (che potrebbe esserci venerdì) il patto possa essere ampliato. Su punti diversi da quelli già arati delle riforme e della legge elettorale. Su quest’ultimo argomento, per altro, Renzi metterà sul tavolo di Palazzo Chigi l’idea di inserire le primarie per legge per tutti i partiti, un modo per disinnescare il malessere interno al Nazareno, di parte bersaniana, che punta a trovare un collante con le altre opposizioni per il ripristino delle preferenze, questione di cui il Cavaliere non vuole nemmeno sentir parlare, dopo i guai seguiti alle Europee per “colpa” di “mister preferenze” Raffaele Fitto. Con le primarie, invece, la gestione resterebbe comunque sempre interna ai partiti, ma non si potrebbe più tacciare l’Italicum di essere un “Porcellum bis”. Berlusconi, insomma, potrebbe anche aprire, disinnescando la mina interna al Pd e rendendosi, in qualche modo, creditore di un favore con Renzi.

Ma c’è di più. E’ noto che Renzi abbia intenzione, alla riapertura delle ostilità parlamentari di settembre, di portare avanti due questioni, quella sui diritti civili per i gay e un nuovo affondo sull’articolo 18, chiesto anche da Alfano dalla tribuna dell’assemblea di Ncd. Berlusconi, che sa quanto le due questioni attirino elettorato trasversale, non ha alcuna intenzione di lasciare che il premier si intesti le due riforme in totale solitudine. Così, pur lasciando a Brunetta ampio margine di manovra per pungolare il governo sui conti pubblici e sul prossimo, doloroso, Def (Renzi, dicono, ci lavorerà in agosto), farà in modo di ottenere il massimo risultato mediatico con il minimo sforzo possibile: appoggiando Renzi, ma lasciando fare a lui il “lavoro sporco” con le lobby e con i sindacati. Insomma, più che un “tagliando” al Patto, quello che avverrà presumibilmente in settimana potrebbe trasformarsi in un incontro di svolta dell’alleanza tra Berlusconi e Renzi; una volta tracciata la rotta dei prossimi sei mesi e “limato” l’Italicum in modo da renderlo digeribile un po’ a tutti, i due potranno anche decidere, serenamente, quando (e se) andare a votare (a breve).

A Palazzo Madama, intanto, si tornerà in trincea con le votazioni. E si potrebbe arrivare, nel giro di poche ore, all’esame (con voto segreto) dell’emendamento che porta la prima firma del leghista Candiano e che, tra le altre cose, prevede la riduzione del numero dei deputati: basterebbe che passasse quello per far saltare una buona parte della riforma. Qualcuno sospetta che Berlusconi attenda di vedere proprio come va questa partita per muovere, poi, le sue pedine con maggiore tranquillità. Ecco perché i dissidenti forzisti attendono in riva al fiume. Berlusconi stavolta parte comunque in vantaggio, anche sulla questione dell’immunità e del referendum confermativo del ddl Boschi. Ma si viaggia sul filo del rasoio, sia da una parte che dall’altra. E se un virus aiuta a prendere ancora un po’ di tempo, allora val bene sopportare anche “qualche linea di febbre”.

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