Riverberi commerciali, contratti già siglati e soprattutto accordi già in fase attuativa per le trivellazioni petrolifere con sullo sfondo una serie di imbarazzi per colossi come Exxon, Shell e Gazprom. Non solo il vicepremier inglese Nick Clegg che, nel post sanzioni Ue alla Russia, candida Londra per i Mondiali di calcio al posto di Mosca 2018: ma ecco che lo scontro sulla Crimea tra Washington e Mosca da geopolitico si fa economico e commerciale, oltre che petrolifero
Cosa ignora Bruxelles dalle nuove sanzioni imposte alla Russia dopo il caos in Ucraina? Riverberi commerciali, contratti già siglati e soprattutto accordi già in fase attuativa per le trivellazioni petrolifere con sullo sfondo una serie di imbarazzi per colossi come Exxon, Shell e Gazprom. Non solo il vicepremier inglese Nick Clegg che, nel post sanzioni Ue alla Russia, candida Londra per i Mondiali di calcio al posto di Mosca 2018: ma ecco che lo scontro sulla Crimea tra Washington e Mosca da geopolitico si fa economico e commerciale, oltre che petrolifero.
Quello sportivo è l’ultimo scenario su cui l’Occidente e l’Europa si confrontano. Le parole di Clegg hanno il sapore della provocazione, anche in considerazione delle difficoltà che la Gran Bretagna ha mostrato in occasione delle Olimpiadi del 2012, quando lo stadio olimpico di Londra, costato oltre 565 milioni di euro di soldi pubblici, si è distinto per una serie di inefficienze. L’impianto potrà essere utilizzato costantemente solo tramite una riconversione che favorisca i club calcistici. Questi però non vogliono spendere nulla e i costi dell’operazione rischiano di essere a carico dei cittadini londinesi. Chissà se il primo ministro inglese David Cameron convergerà sulle parole del suo vice, dal momento che in caso di terza fase di sanzioni, la City londinese sarebbe la prima a pagare alte conseguenze finanziarie da un congelamento dei beni degli esponenti russi nel mirino. Realtà come Raifeisen Bank, Société Générale e Unilever subirebbero gravi conseguenze .
Altro versante è quello relativo al comparto idrocarburi. L’inglese Bp è presente con il 20% all’interno della Rosneft, la principale realtà petrolifera russa. Ma la sinergia è stata minata proprio dalle sanzioni europee contro la Russia, il cui divieto di esportazione di tecnologia energetica in loco potrebbe fermare le trivellazioni di petrolio nell’Artico. Anche la Exxon Mobil è partner di Rosneft nelle trivellazioni in Siberia, mentre la Shell è impegnata con la Gazprom in una serie di progetti legati a petrolio e gas in Estremo Oriente.
Dal petrolio all’aviazione. La Boeing acquista dalla Russia un terzo del fabbisogno annuo di titanio che utilizza per costruire i propri velivoli, ma in caso di sanzioni effettive dovrebbe rivedere tale fornitura. Inoltre Mosca ha annunciato un ampio rinnovo della propria flotta aerea, a cui proprio il colosso statunitense di aeromobili, che è anche la più grande azienda nel settore aerospaziale, potrebbe dover rinunciare. Un passaggio su cui il binomio Obama-Kerry, già in difficoltà per via del piano pro Gaza del segretario di Stato americano accusato da Israele di essere troppo filo-Hamas, è chiamato a riflettere.
E mentre dopo aspri combattimenti in Ucraina i ribelli hanno requisito le miniere di carbone intorno alle roccaforti di Donetsk e Luhansk, ecco che sullo sfondo l’assenza di carburante potrebbe paralizzare l’intera economia del Paese. Mentre a Bruxelles si inizia a fare ci conti su quanti milioni l’Ue potrebbe perdere dopo lo scatto in avanti di Washington.