Non ci sono solo la crisi e il maltempo a funestare la stagione turistica in Romagna. A Rimini piogge e acquazzoni estivi portano con loro disdette agli albergatori, ma anche liquami in mare e il conseguente divieto di balneazione su molti tratti della costa. Impedendo così ai turisti di concedersi un tuffo o una nuotata. Solo nell’ultimo fine settimana, quello di domenica 27 luglio, a Rimini sono state chiuse 13 zone su 16. Stop replicato poche ore dopo, nella mattina del 29 luglio, quando l’Arpa ha segnalato con le bandiere rosse 9 aree della costa riminese, da Torre pedrera a Miramare, e una di Riccione. Il colpevole è noto da almeno trent’anni e abita gli incubi di tutti gli operatori turistici della zona. È il sistema di fognature indifferenziato che tinge di nero il mare di Rimini: acque bianche e acque scure finiscono nelle stesse condotte. In caso di piogge abbondanti vengono aperti gli sfioratori (sono 29 in tutto nella provincia di Rimini) e gli scarichi vanno a inquinare direttamente il litorale. Per questo spesso dopo i temporali scattano gli stop ai bagni, che, salvo nuove perturbazioni rimangono per le 18 ore successive. Così come è successo nell’ultimo fine settimana, per l’acquazzone di sabato pomeriggio, e appena due giorni dopo, quando la pioggia ha costretto ad aprire di nuovo le paratie. Un problema di cui in Romagna si dibatte da tempo, e che di certo contribuisce a rovinare la cartolina di una zona che sul turismo balneare ha sempre costruito la sua fortuna.
Oggi, dopo le denunce di malori, febbri e dermatiti di alcuni bagnanti, e una maxi inchiesta avviata dalla Procura di Rimini nel 2011, per capire se negli anni precedenti gli scarichi erano stati aperti anche in giornate di sole, il sindaco, Andrea Gnassi, promette una svolta nella gestione del sistema fognario. In modo da evitare che, a ogni perturbazione, l’Adriatico diventi off limits per i turisti in villeggiatura. La soluzione, assicura l’amministrazione, sta in una sigla: Psb, ossia Piano di salvaguardia della balneazione. Un progetto realizzato insieme a Hera e Romagna Acque e definito dal Comune “il più grande intervento di risanamento fognario in Italia”. Dovrebbe scrivere la parola fine sulla questione degli scarichi in mare entro il 2020. Il tutto al costo di 154 milioni di euro, per 11 interventi strutturali. Una serie di lavori, spiega Hera sul suo sito, in grado di dimezzare gli sversamenti entro il 2016 e arrivare a superare gli attuali 11 scarichi entro i 4 anni successivi. I lavori sono stati avviati dopo l’estate del 2013, e oggi sono ancora in corso. Secondo l’amministrazione comunale, le attività nei cantieri stanno rispettando i tempi previsti. Il primo intervento da 4 milioni di euro, il risanamento della zona Isola, in questi giorni è alle sue fasi finali. Interessa la zona della città compresa tra il deviatore del fiume Marecchia e il porto canale, e assicura il Comune, “permetterà di recuperare e trattare le acque reflue anche durante episodi con piogge improvvise e abbondanti”.