Politica

Riforme, in democrazia non è al governo che competono

Caro Renzi, tu sei simpatico a molti in Italia, tuttavia di ciò sei già stato ampiamente premiato, ho però l’impressione che, nella fretta di salire in alto, tu abbia saltato qualche passaggio importante nel rispetto delle regole democratiche che adesso cominciano (finalmente) ad intralciare anche il tuo cammino.

Si tratta del principio cardine della democrazia che tu (e troppi altri!) nella fretta di arrivare alla mèta avete oltrepassato con troppa leggerezza. Ovvero della assoluta separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.

Senza perfetta separazione dei poteri non c’e democrazia, c’e qualcosa di diverso e di grave.

So bene (ovviamente, dato che votavo in Italia quando tu ancora succhiavi il biberon) che l’abbandono di questa regola cardine arriva da lontano. Per l’esattezza da quando la Democrazia Cristiana, guidata dal suo segretario di allora, Ciriaco De Mita, decise di candidare lo stesso De Mita come capo del governo (aprile/1988). Il Presidente della Repubblica di allora, Francesco Cossiga (anch’egli democristiano) non si oppose, e lo strappo divenne permanente.

Si ammise, allora, che era uno strappo al principio democratico di separazione dei poteri, ma che sarebbe stato un efficace modo di prevenire la sciagura dei governi che duravano mediamente un anno invece dei cinque previsti da una normale legislatura. Si disse che mettendo il capo del partito di maggioranza, cui ovviamente competeva l’onere di guidare il più forte partito politico italiano, alla guida del governo, si sarebbero evitati sia i malintesi che le diversità di opinioni tra l’esecutivo e il legislativo, agevolando quindi l’iter delle leggi, le riforme, ecc. In definitiva dunque la speranza fu quella di poter risolvere il problema dei governi che duravano troppo poco, cosa che tra l’altro costringeva spesso anche al ricorso di elezioni politiche anticipate.

Ma quella fu solo la scoperta dell’uovo di Colombo…al rovescio. De Mita ottenne la presidenza del Consiglio conservando la carica di segretario del partito, e dopo di lui il doppio incarico non fu piu’ un problema per nessuno. Ma non servì a risolvere il problema della breve durata dei governi, anzi, adesso siamo arrivati al ridicolo di avere un ministro dei Rapporti col Parlamento pur avendo già in Parlamento tutti i segretari dei partiti più importanti, di cui uno è persino anche il capo del governo, e i governi continuano a trabballare come non mai.

Dopo De Mita vennero Andreotti e Spadolini e Craxi. E si disse ancora che dando la guida del governo ad un partito alleato di minoranza si sarebbero evitati i ricattini dei partiti minori.

Con Craxi si ebbe soltanto il trionfo di tangentopoli, cui aderirono peraltro in massa con reciproca soddisfazione tutti gli altri.

Si passò quindi alla modifica delle leggi elettorali, sempre allo stesso scopo: evitare i ricattini dei partiti minori.

Anche Berlusconi, che pure ha raggiunto in certi periodi maggioranze amplissime di coalizione ha sempre sofferto i “ricattini” dei partiti minori, benchè alleati di governo.

Dapprima il “maggioritario”, poi il “porcellum”, con lo scippo partitocratico della preferenza per i candidati e l’inserimento di antidemocratiche soglie di sbarramento ai partiti. Sempre nel miraggio (dato in pasto ad elettori distratti od incompetenti) di sbarrare la strada ai ricatti dei partitini.

Ma l’avete vista la lista dei partiti nella scheda elettorale delle ultime elezioni? C’era di tutto! Il limite era solo la fantasia!

Va beh (dice qualcuno) quelli si candidano, ma con la soglia di sbarramento entrano in Parlamento solo se raggiungono almeno il 4% dei voti.

Davvero? Se fosse così dovremmo avere in Parlamento solo 4 partiti: Cinque Stelle, Partito Democratico, Popolo delle Libertà (ora ritornato ad essere Forza Italia dopo il dictat del padre padrone) e Lega. Vi sembra che sia così? Neanche per sogno! Con il trucco degli accordi pre-elettorali i mini-partitini (alle condizioni segrete che solo loro conoscono) partecipano alla campagna elettorale insieme ad uno dei partiti più grandi e contribuiscono così (guadagnando seggi che non potrebbero mai avere da soli) alla dimensione del partito più grande, che potrebbe in questo modo anche vincere “il banco” del premio di maggioranza specificamente pensato per avere piu’ probabilita’ di poter governare senza subire i ricattini dei partitini.

Peccato che i partitini entrati in Parlamento con questo stratagemma partitocratico, cui si aggiungono i parlamentari transfughi dei partiti vari, che possono perfino creare un nuovo partito in Parlamento senza passare dalle elezioni, una volta ottenuto i seggi, ricominciano il vecchio giochino dei ricattini (magari anche solo allo scopo di ottenere incarichi pubblici e poltrone per gli amici e, naturalmente, per gli amici degli amici – se no come farebbero a prendere voti?).

Nella attuale proposta di riforma della legge elettorale cucinata da Renzi e sottoscritta dalla Boschi (l’Italicum, che ha anche l’imprimatur di Calderoli, padre padrino del Porcellum) c’e’ anche di peggio, con l’inasprimento delle soglie di sbarramento e l’elevazione dei premi di maggioranza. Sempre con la scusa di fermare i ricattini dei partiti minori.

Solo che adesso i ricatti, quelli grossi, sono proprio i partiti maggiori a farli, accordandosi tra loro (Renzi e Berlusconi) per scippare quel poco di democrazia che era rimasta in Italia.

Mi spiace Renzi, ma la scusa dei ricattini non funziona più. Dal 1988 sono passati 26 anni e non solo il problema non è stato risolto nonostante tutti gli strappi che sono stati fatti al sistema democratico di elezione e di conduzione della politica, ma le cose sono andate via via sempre peggio.

Vuoi fare le riforme? La prima, la più importante è questa: scegli quale poltrona vuoi occupare e ripristina la democrazia tornando alla netta separazione dei poteri.

Se vuoi la poltrona di primo ministro lascia quella di segretario e consegna al Parlamento una lista delle riforme a te necessarie per governare meglio, poi lascia che sia il Parlamento a fare ciò che gli compete. Il tuo lavoro da capo del Governo è superare la crisi economica che attanaglia decine di migliaia di imprese e milioni di famiglie.

Se invece preferisci occuparti delle riforme costituzionali, allora mantieni la poltrona di segretario del partito e lascia quella di primo ministro.

Le scorciatoie e le furbate dei politici, da De Mita in poi non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai.

La democrazia per funzionare non ha bisogno di scorciatoie ha bisogno di persone serie ed oneste, non è con l’Italicum né con un primo ministro factotum.