Proseguono gli scontri, gli islamisti prendono la principale base militare di Bengasi. Continua la fuga degli stranieri: già trasferita in Tunisia la sede diplomatica Usa. Inviti a lasciare il paese anche da Spagna, Regno Unito, Olanda e Germania. L'ambasciatore italiano Buccino: "Resto a Tripoli perché qui ci sono 240 italiani e 800 italo-libici". Più di 120 italiani hanno lasciato la Libia, voli in programma nei prossimi giorni
Il quartier generale delle Forze speciali dell’esercito libico, principale base militare di Bengasi, è caduta in mano ai gruppi islamisti, dopo diversi giorni di sanguinosi combattimenti. Il “Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi”, un’alleanza di gruppi islamisti e jihadisti, ha annunciato di aver preso il controllo della base, notizia poi confermata dall’esercito. “Ci siamo ritirati dalla base dell’esercito dopo un pesante attacco“, ha detto alla Bbc l’ufficiale libico Fadel al-Hassi. “Sono almeno 50 i cadaveri trovati stamani nella base dopo 48 di battaglia. Lo riferiscono fonti mediche citate dai media internazionali. Altri 25 cadaveri di persone uccise negli scontri sono stati portati negli obitori degli ospedali.
Più di 120 italiani hanno lasciato la Libia, voli in programma nei prossimi giorni
Sono “più di 120 gli italiani che hanno lasciato” la Libia nelle ultime due settimane: lo precisa una nota della Farnesina. L’ambasciata a Tripoli “sta provvedendo a contattare tutti gli italiani” presenti nel paese “così da organizzare ulteriori trasferimenti. Altri voli sono già in programma per i prossimi giorni”. Due voli già stabiliti il 24 e il 27 luglio, e quattro convogli scortati via terra il 17 e il 20 luglio. Su richiesta di alcuni governi, l’Italia si è occupata anche della partenza di 30 persone di nazionalità diversa”.
Parigi, chiusa la sede dell’ambasciata, evacuato gruppo francesi e britannici via nave
Trai francesi evacuati dalla Libia, secondo fonti diplomatiche transalpine, c’è anche l’ambasciatore di Francia a Tripoli. “Tenuto conto della situazione di sicurezza, i locali occupati dalla nostra ambasciata sono temporaneamente chiusi“, ha confermato all’Afp il portavoce del ministero degli Esteri, Vincent Floreani. Evacuati su una nave della Marina francese anche un gruppo di cittadini francesi e britannici., rispettivamente 55 francesi e 7 inglesi. L’ambasciata francese è rimasta aperta fino a martedì per assicurare l’operazione di evacuazione. Poi, ha chiuso i battenti. Decisione confermata anche dal sito del ministero degli Esteri francese.
Personale delle ambasciate in fuga
Trenta cittadini francesi e britannici evacuati via nave. Egiziani in fuga sugli autobus. Oltre sessanta spagnoli trasportati lontani a bordo di un aereo. Ambasciata francese chiusa, quella statunitense è stata trasferita sotto scorta in Tunisia. In fuga da un paese che ormai ha superato da settimane il limite della guerra civile. Mentre gli islamisti conquistano la principale base militare di Bengasi, questo è quel che sta accadendo al personale diplomatico e ai cittadini stranieri presenti in Libia, piombata in una nuova guerra civile. Sono circa un centinaio le vittime delle ultime due settimane. Il paese esplode, e nella capitale proseguono i combattimenti fra le milizie rivali che combattono per il controllo dell’aeroporto. La fuga degli stranieri dura da giorni. Ieri il ministro degli Esteri spagnolo ha annunciato di avere portato via in aereo 60 persone, aggiungendo che l’ambasciatore è comunque rimasto a Tripoli insieme con un personale ridotto. Si allunga la lista degli Stati che hanno chiesto ai loro cittadini di non recarsi in Libia o di lasciare immediatamente il paese: Usa, Regno Unito, Francia, Olanda, Germania, Egitto.
Tunisi teme esodo di libici: “Potremmo chiudere il confine con la Libia”
Il confine tra Tunisia e Libia potrebbe essere chiuso “in caso di estrema necessità”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri tunisino, Munji Hamdi. Il capo della diplomazia tunisina ha sottolineato che la presenza militare tunisina ai confini tra i due Paesi “è massiccia” e che “sono state prese tutte le misure per prevenire qualsiasi emergenza in caso di passaggio di rifugiati“. Pur escludendo lo scenario cui si è assistito nel 2011 durante la guerra in Libia, quando centinaia di migliaia di libici fuggirono verso la Tunisia, Hamdi ha espresso il timore di “un notevole afflusso di libici a causa dei combattimenti in corso”. Al momento si stima che siano circa seimila i cittadini libici che attraversano ogni giorno il confine con la Tunisia. Hamdi ha poi rivelato che la Tunisia ha chiesto all’Algeria la convocazione di una riunione d’urgenza della Commissione di sicurezza dei Paesi vicini alla Libia, che si svolgerà “al più presto”.
Ex vice premier Abushagur liberato dopo sequestro lampo
E’ stato liberato dopo poche ore il parlamentare libico ed ex vice premier, Mustapha Abushagur, rapito ieri sera da uomini armati nella sua casa a Tripoli. Lo riferisce l’agenzia di stampa libica Lana, che cita fonti della sicurezza locale. Abushagur “è tornato a casa e sta bene”, hanno assicurato le fonti. Non è chiaro chi ci sia dietro il rapimento. Abu Shagur ha sia la cittadinanza libica sia quella americana. È stato vicepremier nel primo governo eletto dopo il rovesciamento del dittatore Muammar Gheddafi nel 2011.
Ambasciatore Buccino: “Onu avvii la riconciliazione”
“La situazione non è senza speranza”. E’ un appello di speranza quello dell’ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Buccino Grimaldi. Intervistato da Qn, invita la comunità internazionale ad agire: “Si deve continuare a chiedere con forza il cessate il fuoco. Le Nazioni Unite dovrebbero avviare un processo di riconciliazione nazionale”. Buccino Grimaldi si sofferma sulla decisione di rimanere a Tripoli, mentre altri diplomatici lasciano il Paese: “La presenza di Paesi come l’Italia, la Gran Bretagna, la Spagna e Malta è la dimostrazione che il processo politico non è morto”, continua l’ambasciatore. “La scelta di rimanere è stata presa anche perché qui ci sono circa 240 italiani e 800 italo-libici“. Secondo Buccino Grimaldi, la Libia possa non può pacificarsi all’improvviso, ma “i nostri sforzi devono tendere a evitare il precipizio. Il che permetterebbe di difendere anche i nostri interessi”, economici, geostrategici e “non solo”. “Se fino a Gheddafi la presenza italiana era richiesta soprattutto per quanto riguardava l’economia“, continua l’ambasciatore, “oggi un altro motivo centrale per rimanere è che Lampedusa è a un passo“.