Urla, strepiti, neologismi creativi, pupazzi di peluche, sfottò generali. E’ il resoconto parziale della fibrillante seduta al Senato, durante la votazione sugli emendamenti presentati al disegno di legge Boschi sul Senato elettivo. Le proteste dell’opposizione sono scaturite dalla decisione della Giunta del regolamento del Senato che, dopo una lunga riunione di tre ore, ha stabilito che la regola del “canguro” è legittima. Nel gergo parlamentare, il “canguro” è una prassi che permette di votare gli emendamenti, raggruppandoli per analogia di contenuto: in questo modo, una volta approvato o bocciato il primo, decadono tutti gli altri. Ad inaugurare le “danze” in Aula è il presidente del Senato Pietro Grasso, che, dopo la decadenza di ieri di 1400 emendamenti con l’utilizzo della prassi del “canguro”, ironicamente annuncia: “Passiamo all’emendamento 1.1453, si vota la prima parte perché ci sarà un canguro, anzi un canguro piccolo, un cangurino“. Il senatore M5S Petrocelli menziona gli “emendamenti cangurati” del giorno precedente, la capogruppo Sel al Senato Loredana De Pretis accusa la seconda carica dello Stato di aver “cangurato” 600 pagine di emendamenti. Dai banchi del M5S sale la protesta che raggiunge il clou quando il parlamentare pentastellato Buccarella esibisce un canguro di peluche. “Non vorrei che diventasse senatore il canguro che il senatore Buccarella ha sul banco. I pupazzi non sono ammessi in Aula“, ammonisce Grasso. Nella sarabanda generale, Azzollini del Nuovo Centrodestra evoca come animale il gambero. Segue poi l’intervento rovente del senatore di Forza Italia Domenico Scilipoti che dà in escandescenze e lancia moniti sparsi contro Grasso e i colleghi, chiamandoli “banda di cialtroni”. La seconda carica dello Stato, tuttavia, non comprende a fondo il lungo monologo del parlamentare e chiede, tra le risate in Aula: “Scusi, la sua dichiarazione è favorevole o contraria? Perché io non ho capito…” di Gisella Ruccia
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