Qualche giorno fa, nella home page del sito del Credito Sportivo è comparsa una immagine gioiosa del nostro premier Renzi. L’occasione era rappresentata dalla consegna di un libro sui “50 anni di Credito Sportivo”.  L’ente, una vera e propria banca statutariamente vocata a finanziare progetti, investimenti ed attività relative al mondo dello sport e della cultura, è commissariata dal 2011. Ed attende da tempo di tornare a pieno regime di operatività. Pur essendo in pole per la presidenza il fiorentino e renziano doc Eugenio Giani, l’impasse nella definizione della relativa governance dura da mesi. E non può che spiegarsi con l’esistenza di una contesa politica dietro le quinte sui nomi. Perché il Credito Sportivo è tutt’altro che un organismo di secondo piano.

Dall’ultimo bilancio approvato prima del commissariamento emerge un quadro assolutamente interessante rispetto ai numeri che ruotano attorno all’ente ed alla portata di interessi che tocca o di cui potrebbe occuparsi.

Basti pensare che il patrimonio netto del Credito Sportivo è pari a quasi 800 milioni di euro e la movimentazione complessiva sfiora i due miliardi. E poi lo stato di salute della banca fa invidia ai più sani istituti di credito: un margine di intermediazione di circa 50 milioni di euro, rettifiche bassissime, sofferenze e incagli sotto il 3 per cento, un utile di 17,3 milioni di euro.

Certo resta ancora completamente da chiarire una vicenda di finanza creativa, condita dentro modifiche statutarie ad hoc e che ha portato nei mesi scorsi la Corte dei Conti ad accusare l’ex ministro Siniscalco di danno erariale per un valore pari a 71 milioni di euro. Siniscalco, nel 2005, avrebbe fatto «una regalia alle banche» socie del Credito Sportivo, in primis Intesa Sanpaolo, Mps, Unicredit, ma pure Dexia, Bnl, Banco di Sardegna e Generali. Queste, a fronte di contribuzioni nettamente inferiori a quelle pubbliche (60 milioni nel periodo 2005-2010) hanno portato a casa dividendi notevoli, grazie alla modifica dello statuto della banca pubblica effettuata quando Siniscalco era ministro. Una modifica “che avrebbe squilibrato le posizioni degli azionisti a danno di quelli pubblici” in virtù di una direttiva ministeriale firmata da Siniscalco e poi modificata dal governo Letta.

In tutto ciò, le potenzialità del Credito Sportivo, largamente inespresse, sono davvero importanti. Perché attraverso di esso sono finanziabili, anche senza limite di importo, iniziative per la realizzazione, la ristrutturazione o l’acquisto di attrezzature per impianti sportivi da parte di enti locali, privati e altri enti pubblici (diversi dagli enti locali), oltre che di tutte le società e associazioni sportive dilettantistiche.  In aggiunta a ciò, vi è da considerare che il Credito Sportivo dal 2004 può agire anche nel settore della cultura, finanziando “progetti tesi all’acquisto, alla realizzazione, al restauro, all’abbattimento di barriere architettoniche, o all’efficientamento energetico di beni culturali o strutture destinate ad attività culturali” .

Sembrava che per il Credito Sportivo la svolta dovesse arrivare entro la fine del2013. Agennaio dello scorso anno fu emanato un decreto da parte del Ministro dell’Economia e delle Finanze, che prorogava per massimo altri 6 mesi il periodo di amministrazione straordinaria dell’Istituto.  In realtà, dopo 6 mesi non è accaduto proprio nulla. E nemmeno l’arrivo di Matteo Renzi al governo ha accelerato il percorso di rientro nell’ordinaria amministrazione. Cosicché, in attesa che il  turbo renziano entri in funzione, lo sport e in particolare quello delle pratiche minori, può attendere.

@albcrepaldi

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