Il tasso giovanile è ancora in crescita, anche se migliora il livello generale, in calo di 0,3 punti. L'ente di ricerca: "Da mesi l'emorragia di occupazione si è fermata"
Il tasso di disoccupazione giovanile è arrivato a giugno al 43,7%, toccando il livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili, ovvero dal 2004, e trimestrali, dal 1977. Lo rileva l’Istat nei dati provvisori di giugno, che mostrano una crescita di 0,6 punti sul mese e di 4,3 punti sull’anno. In particolare, l’incidenza dei disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa età è dell’11,7%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 0,9 punti su base annua.
Meglio i dati rispetto al tasso di disoccupazione generale, che a giugno è calata di 0,3 punti su maggio ma è cresciuta di 0,1 punti nei 12 mesi. “Ormai da qualche mese si è fermata l’emorragia di occupazione”, osservano i tecnici dell’istituto. A giugno gli occupati sono 22 milioni 398 mila, circa 50mila in più rispetto al mese precedente (lo 0,2%) e sostanzialmente invariati su base annua.
In termini assoluti, il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 153 mila, diminuisce del 2,4% rispetto al mese precedente, ovvero ci sono 78mila persone in più con un posto di lavoro, mentre aumenta dello 0,8% su base annua (circa 26mila persone). Per quanto riguarda il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni, pari al 36,3%, rimane sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, mentre diminuisce dello 0,9% rispetto a dodici mesi prima. Mentre rispetto alla disoccupazione giovanile, i senza lavoro tra i 15 e i 24 anni sono 701 mila.