Sull'orlo di un "collasso totale" il sistema sanitario del paese. Oltre 13 mila filippini scappano via mare. Evacuata anche la sede diplomatica spagnola. Ministero degli esteri italiano: "Non ce ne andiamo. Ci sono troppi italo-libici"
Continua il collasso della Libia, a tre anni dalla fine dell’era di Muammar Gheddafi. Mentre continuano gli scontri tra miliziani e esercito, si solleva un nuovo allarme rispetto alla possibilità di attacchi aerei kamikaze simili a quello dell’11 settembre 2001. Secondo il quotidiano algerino Al Khabhar i servizi di sicurezza tunisini, algerini, marocchini hanno intensificato in questi ultimi giorni i controlli nell’aeroporto di Tripoli per il sospetto, ancora da verificare, che dieci aeromobili civili si trovino nelle mani delle milizie armate islamiche. A testimonianza della grave portata della minaccia, alcuni stati europei avrebbero già messo in allerta i loro sistemi di difesa antiaerea. Obiettivo dei terroristi, secondo la stessa fonte, potrebbero essere infatti paesi considerati nemici come la Tunisia, l’Algeria ed il Marocco. Anche l’Egitto sembra prendere sul serio l’ipotesi che jihadisti possano usare aerei libici per possibili attentati suicidi: fonti aeroportuali del Cairo riferiscono che lo scalo ha alzato lo stato di allerta “al più alto livello” per far fronte a un eventuale ingresso nello spazio aereo egiziano di velivoli non-autorizzati.
Mogherini: “Almeno 200 morti e 400 feriti”
Facendo appello a un necessario “intervento dell’Unione nel Mediterraneo”, il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha precisato che, non ci sono dati certi, ma sembrano essere “più di 200 i morti e 400 feriti”. Mogherini ha inoltre sottolineato che in Libia ci sono ancora 241 italiani, più 45 tra personale dell’ambasciata e istituzionale. “Da ieri siamo impegnati a contattarli per offrirgli la possibilità di rientrare in Italia”, ha aggiunto il ministro. Ci sono inoltre 830 italiani residenti stabili “di cui l’80% con doppia cittadinanza che si presume sceglieranno di restare”. Per il ministro, l’unico modo per “trasformare la tregua in una vera via d’uscita politica” dalla crisi in corso è convocare il nuovo parlamento, che dovrebbe insediarsi il 4 agosto.
Non chiude l’ambasciata italiana: “Non è eroismo, ma consapevolezza”
“Non ci si può permettere di avere una seconda Somalia alle porte di casa. Siamo quindi impegnati affinché la Libia abbia un governo che sia capace di essere interlocutore della comunità internazionale. Per questo rimaniamo lì”. Lo ha detto il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli. “Il fatto che l’Italia sia fra gli unici Paesi che tengono aperta la propria rappresentanza diplomatica non è un atto di eroismo”, ha proseguito Pistelli, “ma una considerazione sul ruolo che l’Italia può e deve ricoprire in quel Paese”. L’Italia, ricorda, ha un’attenzione particolare anche per la presenza considerevole di italiani e italo-libici sul territorio.
Milizie islamiche: “Abbiamo preso Bengasi”
Le milizie islamiche estremiste hanno annunciato di avere preso il controllo di Bengasi, dopo avere sconfitto le unità dell’esercito e avere preso possesso di caserme, carri armati, razzi e centinaia di casse di munizioni. Uno dei comandanti del Consiglio della shura dei rivoluzionari di Bengasi, che raggruppa sotto di sé varie milizie, ha dichiarato ad Associated Press a condizione di anonimato che “siamo la sola forza sul terreno a Bengasi”.
Il sistema sanitario in Libia è sull’orlo del “collasso totale”
A lanciare l’allarme sanitario all’agenzia di stampa Xinhua è Abdul Rauf, capo della Commissione per le crisi e le emergenze del ministero della Sanità di Tripoli. Il sistema sanitario, ha detto dopo giorni di violenze a Tripoli e Bengasi e gli inviti di tanti governi a lasciare il Paese, rischia il “collasso totale”. L’attenzione è focalizzata soprattutto sulla comunità filippina in Libia: circa 13mila persone, tremila delle quali – secondo Rauf – impegnate nell’assistenza sanitaria. Attualmente, ha detto Rauf, in Libia le strutture sanitarie “prendono in prestito” lo staff una dall’altra per far fronte alle emergenze.
Oltre 13mila filippini scappano via mare. Evacuata l’ambasciata spagnola
Anche Manila ha deciso di evacuare i 13mila lavoratori filippini, che si recheranno via nave fino a Malta. La decisione arriva dopo l’uccisione di un operaio filippino durante gli scontri a Tripoli. Un infermiere è invece stato rapito mercoledì. Evacuati via nave centinaia di lavoratori cinesi. Anche l’ambasciata spagnola si è svuotata: a presidiare la sede solo un membro del personale, dopo che nei giorni scorsi erano stati allontanati 60 cittadini. Si allunga quindi la lista degli Stati che hanno chiesto ai loro cittadini di lasciare immediatamente il paese: Usa, Regno Unito, Francia, Olanda, Germania, Egitto. Chiuse invece l’ambasciata statunitense, francese e tedesca. Trasferita in Tunisia l’ambasciata dell’Unione europea.