Padre del giornalista del Fatto Quotidiano Alessandro, aveva 60 anni: la sua libreria è stata per anni un punto di riferimento culturale della città che lo aveva adottato e della quale aveva detto: "E' come una donna affascinante ma difficile da conquistare"
E’ morto questa mattina Franco Ferrucci, storico libraio livornese e padre del giornalista del Fatto Quotidiano Alessandro. E’ stato colpito da un malore a Roma, dov’era andato a visitare la madre. Sessant’anni compiuti a ottobre, Ferrucci aveva fondato e guidato fino a due anni fa una delle più grandi librerie di Livorno. La Gaia Scienza, così si chiamava, era nata nel 1991 quando un gruppo di amici aveva rilevato la vecchia libreria del Partito comunista della città. Quella libreria, soprattutto dopo lo spostamento in una sede più grande sempre nel centro della città, è diventata nel corso degli anni un punto di riferimento per iniziative culturali, incontri e dibattiti in città con autori emergenti e scrittori da classifica. La Gaia Scienza ha resistito alle crisi e all’avvento delle grandi catene. La Gaia Scienza era il negozio di gran lunga più frequentato dai livornesi in cerca di libri ed affiancava una piccola casa editrice (Erasmo) che ha pubblicato lavori anche e soprattutto su Livorno e sui livornesi, anche di chi si affacciava per la prima volta a esperienze editoriali, formando i giovani e incoraggiando i “nuovi”. Erasmo è anche il nome della piccola libreria che Ferrucci ha aperto dopo aver ceduto la Gaia Scienza alla Feltrinelli che ha avuto la fortuna di ereditare quello stesso “pubblico”.
Franco Ferrucci aveva vissuto la prima infanzia a La Spezia perché il padre era ufficiale di marina, quindi l’adolescenza e la giovinezza a Roma. Aveva poi deciso il ritorno a Livorno dove negli anni Sessanta era solito passare le vacanze con la famiglia. “Per me che a quei tempi abitavo nella caotica Roma – aveva raccontato in un’intervista al Tirreno di 5 anni fa – Livorno rappresentava la libertà: noi bambini giravamo da soli in bicicletta, non c’erano pericoli, per le strade si respirava un senso di tranquillità e io vivevo tutto questo come un sogno”. A Livorno ci si è fermato per sempre, la definiva “una donna affascinante ma difficile da conquistare”. Da Livorno fu però conquistato e l’arma principale fu il mare “che significa vita: una presenza che ogni livornese vorrebbe avere accanto in tutte le stagioni”. Effetto Venezia, la principale manifestazione cittadina che si sta svolgendo in questi giorni, osserverà un minuto di silenzio. “Con Franco Ferrucci – scrive in una nota il sindaco di Livorno Filippo Nogarin – non scompare solo uno storico libraio e un valido editore e neppure un prestigioso operatore culturale. Con Franco scompare l’anima nobile della cultura livornese. E la nobiltà più che nella sua cultura e nella sua passione per l’editoria risiedeva nel suo disinteressato amore a far innamorare gli altri della cultura e soprattutto nel promuovere le intelligenze altrui. Curioso, ironico, sagace lascia un vuoto certamente difficile da colmare ma al tempo stesso ci consegna l’eredità più preziosa: l’amore per i libri”. Il sindaco ricorda come Ferrucci abbia “collaborato molto anche con il Comune per manifestazioni di grande interesse e spessore culturale: tra tutte ricordiamo “Mangiarsi le parole”, “Eden” e il recente programma di presentazione di autori a Villa Maria. Ricorderemo sempre quella sua spontanea cordialità che aveva trasformato gli ambienti della libreria in luoghi di incontri, di scambi di idee e di elaborazione di progetti editoriali. Luoghi semplici di vita culturale vissuta. Io personalmente, da appassionato lettore e frequentatore della sua libreria, ricorderò sempre le lunghe chiacchierate con Franco, i suoi sempre azzeccati consigli letterari, la sua simpatia e le sue battute pungenti, i suoi guizzi e la saggezza di chi conosce bene la vita”.
Ferrucci lascia la moglie Gigliola e il figlio Alessandro ai quali va l’abbraccio affettuoso della redazione del Fatto Quotidiano.