Trentuno milioni di euro di spesa, quaranta anni di lavori mai finiti, e un collaudo definitivo ed ufficiale ancora da venire. E’ la diga, o “manufatto regolatore della cassa d’espansione” del fiume Panaro, a San Cesario in provincia di Modena: imponente opera in cemento armato che fin dal 1975, anno della sua progettazione, avrebbe dovuto lenire le piene del corso d’acqua nascente dalle decine di sorgenti sul Corno alle Scale. Così nei giorni in cui le piogge intense diventano un leitmotiv meteorologico perfino estivo, e dopo l’alluvione dell’inverno scorso con l’esondazione del Secchia e l’allagamento di Bomporto e Bastiglia, l’attenzione verso la “grande opera” a 4 chilometri da Modena torna d’attualità grazie ad una nuova denuncia di Legambiente. Accuse respinte invece dalla sede operativa Aipo di Parma: “E’ un’opera completata e in funzione”, spiega l’ingegnere Mioni, “è stata realizzata secondo i criteri stabiliti per contratto ed è stata messa in funzione durante gli eventi di piena del Panaro dello scorso inverno. Nella seconda parte dell’ordinanza 3 della giunta Errani sono stati stanziati ulteriori finanziamenti non di riparazione ma di completamento e piena funzionalità”.
Di parere opposto l’associazione ambientalista. “Nessuno può avere la certezza che la ‘cassa di espansione’ del fiume Panaro a San Cesario tenga”, spiega Sabina Piccinini di Legambiente, e anche consigliere comunale a San Cesario, che in un video è tornata a denunciare la questione. Due le varianti negli anni ’80 che prolungano cantieri e nascita di un invaso che avrebbe dovuto contenere 26 milioni di metri cubi d’acqua. Si aggiungano le lungaggini burocratiche e i dubbi di numerosi esperti in materia che fanno riaprire i cantieri e si arriva all’inaugurazione nel 1999 con presente l’allora assessore provinciale Giancarlo Muzzarelli – ora sindaco di Modena. “A tutto questo caos”, continua Piccinini, “va aggiunto che ad 8 chilometri da San Cesario la briglia selettiva costruita più a monte 30 anni fa per non far ostruire con tronchi d’albero le paratoie della diga è andata distrutta per mancanza di manutenzione”.
Negli anni i capitoli bizzarri sulla “cassa d’espansione” di San Cesario, ideata per regolare il deflusso del Panaro, si aggiungono uno dopo l’altro. Tanto che anche la Corte dei Conti, come rivelato da la Gazzetta di Modena, chiede spiegazioni. Intanto il rischio secondo Legambiente, è quello dell’allagamento della zona industriale di Modena Est. “Il Panaro”, spiega Piccinini, “soprattutto con piogge eccezionali come quella di queste ore, e ancor di più per l’autunno prossimo potrebbe esondare ai lati della diga vicino alla via Emilia, come già ha fatto tempo fa”, conclude. “Se poi per paradosso la diga venisse collaudata a monte andrebbero sott’acqua un frantoio, il Parco dei Laghi di Sant’Anna e un circolo di pescatori con 1500 iscritti”.