Il deputato dell'Ars siciliana, passato ai socialisti, si è fatto restituire gli ottomila euro decurtati dallo stipendio nei cinque mesi in cui è stato seduto tra i banchi del movimento
Era stato espulso dal Movimento Cinque Stelle perché non voleva più restituire parte dello stipendio da parlamentare Regionale. Nei cinque mesi da esponente dei Cinque Stelle, però, Antonio Venturino aveva fatto comunque in tempo a versare circa ottomila euro al fondo che i deputati pentastellati avevano costituito versando parte della loro indennità. E adesso che non è più un parlamentare ha ben pensato di chiedere indietro i suoi ottomila euro. L’occasione è stata il varo del microcredito alle piccole e medie imprese: i quattordici deputati M5S si erano tagliati lo stipendio,raccogliendo quasi un milione di euro nel Fondo regionale.
Fondo che il Governo non aveva mai fatto partire: da qui la scelta di istituire un nuovo conto, con Banca Etica, da riempire dopo aver recuperato le somme inizialmente restituite alla Regione. E mentre i 14 deputati pentastellati presentavano il nuovo Fondo per il microcredito che bypassava i canali regionali, Venturino si è riappropriava dei soldi restituiti ai tempi in cui combatteva gli sprechi: solo che li ha lasciati sul suo conto corrente. Per farne cosa? “Per organizzare workshop formativi di politica per i giovani” assicurava nei giorni scorsi al quotidiano livesicilia.it. Che tipo di workshop? “Ancora queste cose di gossip? Sto lavorando, ho già parlato sull’argomento, non mi interessa replicare ancora” replica oggi stizzito a ilfattoquotidiano.it.
Non è l’unica marcia indietro compiuta dall’ex deputato del Movimento di Grillo, oggi esponente del Partito Socialista. Quando militava tra i Cinque Stelle, aveva anche annunciato di voler rinunciare all’auto blu con tanto di autista che gli spettava dopo l’elezione a vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana. Dopo aver lasciato i Cinque Stelle, però, ecco la marcia indietro: “Dato che quell’autista doveva essere comunque assegnato a qualcun altro ho preferito che venisse destinato a me, che utilizzo la macchina solo per impegni istituzionali” spiegò candidamente. Nel frattempo aveva già fatto richiesta per ottenere l’indennità di carica, rifiutata ai tempi in cui era un acceso nemico degli sprechi della Casta. “Lasciare all’Ars questi 3.180 euro in un periodo di crisi mi sembra assurdo” disse. Ancora più assurdo lasciarne ottomila, utilissimi per i workshop ai giovani.
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