In questo momento tutti possono vedere con sgomento la brutalità dell’aggressione israeliana contro la popolazione civile di Gaza; è in atto un massacro e una vera purificazione etnica.

Ma mi chiedo, come pedagogista che si occupa da anni di bambini e adulti con disabilità, di bambini con difficoltà di apprendimento, che vivono in forti condizioni di disagio psicosociale, di bambini traumatizzati da varie forme di violenza, perché il silenzio della comunità di esperti e scientifica italiana che si occupa di queste questioni, perché questa apparente indifferenza di fronte al dramma dei bambini palestinesi di Gaza. Secondo le stime fornite da Save the children i bambini feriti seriamente sono quasi 2000, i morti non si contano più, 194.000 sarebbero a rischio di sopravvivenza per mancanza di acqua e cibo, oltre che per le ferite fisiche ricevute dai bombardamenti. Gaza e i suoi bambini sono drammaticamente traumatizzati, chi si occupa di resilienza dovrebbe conoscere le conseguenze di queste situazioni che provocano angoscia, paura, crisi di panico, insonnia e incubi, sentimento di morte e distruzione della sfera simbolica affettiva nel vedere la morte o l’umiliazione dei propri genitori impotenti, nonché la sofferenza delle madri. Ci sono esperti mondiali della resilienza come il neuropsichiatra Boris Cyrulnik che non dicono nulla di fronte a questo dramma eppure sono persone che possono avere una influenza , fosse solo sul piano della spiegazione scientifica delle conseguenze e degli effetti dei bombardamenti sulla salute fisica e psichica dei bambini di Gaza.

Anche in Italia non si sentono molte voci per denunciare la condizione spaventosa nella quale si trovano i bambini palestinesi e le loro famiglie. Chiedo allora a tutti gli psicologi e e pedagogisti che si occupano di queste questioni di farsi sentire e di spiegare al mondo e anche ai dirigenti israeliani l’impatto distruttore della violenza sulla tenuta psichica e emotiva di migliaia e migliaia di bambini a Gaza. Esiste anche una carta internazionale della tutela dei diritti dei bambini, firmata anche dallo Stato d’Israele. Non è più possibile tacere, abbiamo una responsabilità morale come pedagogisti, psicologi, esperti ma anche come donne e uomini che non hanno ancora perso il sentimento dell’umano e la propria dignità.

di Alain Goussot, docente di pedagogia speciale, Dipartimento di psicologia, Università di Bologna

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