E’ davvero caduto così in basso il livello del confronto e di dibattito pubblico rispetto a un tema che, a differenza degli altri Paesi europei, qui in Italia non riesce a trovare spazio in modo serio e vivo, senza la zavorra di demagogie e ignoranza che impediscono quasi sempre di andare al nocciolo delle questioni, affrontando i problemi laicamente e con intento realmente risolutivo?
Pochi giorni fa, rispondendo a una domanda di un giornalista del Corriere della Sera, relativamente alle possibili estrazioni di fonti fossili nei nostri mari, Renzi se l’è cavata con una battuta che non è solo spiacevole e sbrigativa, ma rivelatrice di una cultura di sufficienza e fastidio verso un tema, quello della tutela del territorio e del paesaggio, sanciti nella nostra Carta Costituzionale nei suoi articoli più importanti e che il Premier derubrica come palla al piede che appesantisce progresso e sviluppo.
Attenzione però a considerare quella battuta come uno svarione del Primo ministro italiano. In realtà, da ottimo comunicatore qual è, quella frase è un occhiolino strizzato ai tanti che in Italia la pensano esattamente come lui, che è poi il mantra degli ultra liberisti e di tutti quelli che ritengono il nostro Paese ostaggio di qualche no global o no Tav di turno. Fannulloni perditempo che sanno solo e sempre dire di no, che tirano le pietre e vogliono farci tornare alla preistoria. A forza di ripetere questi messaggi, il plotone schierato dei media ha creato consenso e reso indiscutibile un’opinione, non certo una verità oggettiva.
A noi pare, modestamente, che ad ispirarsi invece ad un modello preistorico e fallimentare sia proprio Renzi e il suo governo cambiaverso. Ritenere le fonti fossili il futuro del Paese significa non voler fare i conti con la realtà, e con le tante esperienze che un po’ ovunque, nel mondo, segnalano quale unica opzione energetica credibile quella che passa da un mix di autoproduzione da fonti rinnovabili e di risparmio ed efficienza energetica, distribuendo il controllo e la produzione a livello locale. Cioè, per intenderci, nella direzione opposta a quella indicata dal Premier.
Per la cronaca, comunque, i 3, 4 comitatini di cui sopra (fortunatamente) sono molti ma molti di più. E lavorano ogni giorno, su tutto il territorio nazionale, per opporre resistenza e fare cultura, praticando un cambiamento che prima o poi saprà contagiare le classi dirigenti di questo trasandato Paese.