Il governo ha annunciato che il finanziamento dell'ammortizzatore sociale può contare su 320 milioni in più rispetto alle risorse previste dalla legge di Stabilità per il 2014. E 400 milioni saranno disponibili subito per pagare le prestazioni che molti lavoratori attendono da mesi. Ma per la Cgil "non sembra un intervento risolutivo" e secondo la Cisl "non fa che rinviare l’emergenza al 2015"
La copertura per la cassa integrazione in deroga per quest’anno sale a 1,72 miliardi. Cioè 320 milioni in più rispetto a quanto previsto dalla legge di stabilità 2014. E 400 milioni saranno disponibili subito, per iniziare a pagare le quote 2014 che molti lavoratori attendono da mesi. L’annuncio arriva dal ministero del Lavoro, dopo la firma, venerdì, del decreto sui nuovi criteri per la concessione dell’ammortizzatore sociale, che ne prevede la scomparsa definitiva a partire dal 2017. “Abbiamo voluto dare risposta ad un’emergenza, con l’intenzione di costruire un ponte verso un nuovo assetto complessivo degli ammortizzatori sociali i cui principi sono fissati nella legge delega sul lavoro in discussione al Senato, che vedrà un ruolo crescente delle politiche attive per il lavoro”, spiega il ministro Giuliano Poletti.
Tiepidi però i sindacati. Il segretario confederale della Cgil Serena Sorrentino ritiene “una forzatura ciò che afferma il ministro Poletti sul fatto che ci siano risorse in più”. In realtà, dice, “si stornano da altri capitoli del lavoro verso la deroga”. E per l’omologo della Cisl, Luigi Sbarra, il decreto “ha accolto solo parzialmente le osservazioni critiche del sindacato”. Più positiva la Uil, che con il segretario confederale Guglielmo Loy parla di “una vera e propria boccata di ossigeno per le migliaia di lavoratori e lavoratrici che da mesi attendono di ricevere i sussidi”.
La necessità di reperire nuove risorse derivava, in primo luogo, spiega lo stesso ministero, dal fatto che dei 1.400 milioni stanziati dalla legge di stabilità per il 2014, 800 sono stati utilizzati per il 2013. Ai 600 milioni residui, insufficienti rispetto alle necessità, si sommavano 450 milioni di somme residue già assegnate ad alcune Regioni, non utilizzate nel 2013. Si arrivava così ad una disponibilità complessiva di 1.050 milioni. Da qui l’elaborazione di una proposta normativa che incrementa il finanziamento di Cassa integrazione e mobilità in deroga di 678 milioni di euro per l’anno 2014, portando le risorse complessivamente disponibili a 1,7 miliardi. La copertura dei 678 milioni è garantita, essenzialmente, da risorse non utilizzate riferite a leggi esistenti (bonus Letta, contratti di produttività) e da soldi presi dai fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua.
Contemporaneamente, è stato firmato un decreto ministeriale che definisce nuovi criteri per l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga. Tra questi, l’impossibilità di utilizzare la Cig in deroga in caso di cessazione dell’attività aziendale, l’incremento dell’anzianità aziendale necessaria per accedere agli ammortizzatori, la limitazione ad 11 mesi per il 2014 e a 5 mesi per il 2015 per la fruizione della Cig in deroga e la limitazione della durata del trattamento di mobilità in deroga. Al fine di consentire una gestione del passaggio dal precedente all’attuale regime, è previsto un periodo transitorio, limitato al 2014, nel quale sono ammesse specifiche deroghe in ambito nazionale e regionale. Uno schema, questo, che secondo i sindacati non offre sufficienti garanzie per l’anno prossimo. “Il decreto non ci sembra un intervento risolutivo che consentirà a imprese e lavoratori di avere le garanzie necessarie”, sintetizza per la Cgil Sorrentino. La soluzione individuate, le fa eco Sbarra per la Cisl, “non fa che rinviare l’emergenza al 2015, anno per il quale le previsioni economiche sono ancora negative”. E, anche in casa Uil, si leggono criticità in prospettiva. Loy, in particolare, si riferisce alla mobilità: le durate dei sussidi, in particolare quelli della mobilità,”potrebbero generare forti tensioni sociali in quelle aree del Mezzogiorno dove non si stanno creando reali alternative a contrasto della crescente disoccupazione”.