Hanno riportato in Italia l’electro swing e la moda della musica vintage: loro sono i The Sweet Life Society, duo torinese che rende contemporaneo un passato “danzante” grazie all’incontro tra l’elettronica e lo swing degli anni Venti e Trenta, in equilibrio tra nostalgia e valorizzazione di una Dolce Vita mai dimenticata. “Più che una band siamo una factory, che comprende anche grafici, videomaker, animatori e tutti i musicisti che hanno aderito al progetto”: un vero e proprio “immaginario”, quello di Gabriele Concas e Matteo Marini, che trova compimento nel loro album d’esordio, “The swing circus”. Reduci da una tournée che li ha portati a esibirsi in tutto il mondo, gli Sweet Life Society sono stati gli unici italiani presenti alla scorsa edizione del festival di Glastonbury.
The Mouse Outfit – Shak Out
Caravan Palace – Jolie Coquine
Chinese Man – Airchaut
Deluxe – Tall Ground
Gramatik – Just Jammin
Fat Freddy’s Drop – Hope
Red Astaire – Running from your love
Fred Buscaglione – Guarda che luna
Louis Armstrong – Grassa e bella
The Sweet Life Society – St James Infirmary
Come avete scelto i brani della playlist per i lettori de Ilfattoquotidiano.it?
Siamo due dj e scegliere una successione di pezzi ci viene abbastanza facile. Abbiamo selezionato brani all’insegna della “varietà”, nei quali si ritrovano, ad esempio, influenze hip hop, drum’n’bass o dubstep e, in generale, tutte quelle che sono state le fonti di ispirazione per il nostro disco.
Avete collezionato molte esperienze live in palcoscenici importanti, soprattutto all’estero: esistono differenze tra una platea italiana e una straniera?
Sì, e le abbiamo notate fin dalla prima volta che siamo andati a suonare fuori. Qui in Italia il pubblico vuole vedere e ascoltare solo gli artisti che hanno l’appoggio dei mezzi di informazione e dei social media e così i gruppi emergenti fanno molta fatica a promuoversi: altrove, invece, c’è molta curiosità e non ci sono pregiudizi. La gente si fida della proposta dei locali e i promoter, a loro volta, danno spazio a progetti che ritengono validi, senza stare a guardare troppo la “fan base” su Facebook o il numero di pagine della rassegna stampa.
Il vostro lavoro è ricco di riferimenti cinematografici: quali sono i film che amate di più e che meglio raccontano questa vostra Sweet Life Society?
Il cinema è molto importante per noi, perché abbiamo sempre lavorato per creare “un immaginario Sweet life”: per questo abbiamo voluto inserire scene tratte da film, come ad esempio un intermezzo di Charlie Chaplin, sia nel disco che nei live. Amiamo molto Buster Keaton. In generale, possiamo dire che il nostro lavoro si avvicina al cinema neorealista: molti degli attori non erano professionisti e potevano mettere in scena la propria personalità, dando un valore aggiunto al film. E’ un modo che ricorda il lavoro fatto con “The Swing Circus”: abbiamo collaborato con oltre venti musicisti e, in fase di studio, non c’è stata alcuna “pre scrittura” perché volevamo che ognuno di loro interpretasse liberamente la base elettronica, secondo la propria attitudine e individualità.
Nel brano “castelli di tweet” raccontate una storia d’amore vissuta nello spazio di un social network: come si inseriscono Facebook, Twitter e i loro simili nel vostro immaginario retrò? Perdita di tempo o opportunità?
Per quel che riguarda l’ambito musicale, oggi l’attenzione al numero di fan o di follower è altissima ed è una cosa che rischia di “confondere”: grazie alle moltissime date live che abbiamo fatto in giro per il mondo, ci siamo resi conto che l’unica “condivisione” alla quale bisogna dare importanza è quella reale, fatta del coinvolgimento con il pubblico durante lo show. Il music business si rifà troppo all’immagine che l’artista ha nei social network e c’è la possibilità di andare incontro a uno scostamento con la realtà.
Prossime date live?
Il primo agosto saremo a Terni, il 3 al Vittoria Jazz festival di Scoglitti e poi ripartiamo alla volta dell’Inghilterra per due date, il 7 e l’8.