“Per questo mese gli stipendi subiranno un ritardo. Forse vi arriveranno ad agosto, tutt’al più a settembre”. Ai dipendenti di Piazza San Lorenzo in Lucina – sede sfarzosa di Forza Italia nella capitale a pochi passi dai palazzi del potere – la doccia fredda sotto forma di comunicazione “verbale” sarebbe arrivata nella giornata di martedì, a pochi giorni dalle ferie d’agosto. Poche parole, ma gelide. “Sapevamo che il partito non navigasse in buone acque, ma fino a questo punto…”, mette a verbale con la richiesta dell’anonimato uno del personale coinvolto. Crolla, insomma, in un batter di ciglio una delle colonne portanti del berlusconismo. Per anni l’ex premier si è vantato del numero spropositato di dipendenti a libro paga e del trattamento di cui godevano.

“Chiedete ai miei dipendenti se hanno mai subito un ritardo nei pagamenti” è stato uno degli slogan più abusati dall’ex Cavaliere. Ecco, oggi dovrà smentire se stesso. Perché questo mese il personale forzista non troverà alcunché sul conto corrente. Forza Italia è in profondo rosso per un totale di circa 94 milioni di euro, 87 milioni di euro di debiti pregressi più altri sette milioni per fronteggiare le spese correnti. In passato l’inquilino di Palazzo Grazioli metteva mano al portafoglio e fungeva da garante per le finanze del partito. Ma da un anno a questa parte il sentimento è cambiato. Vuoi per la nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti, che riduce progressivamente i contribuiti pubblici fino ad estinguerli e sottopone i contributi dei privati fino a un tetto di 10mila euro. Vuoi per le vicissitudini giudiziarieculminate sì nella recente assoluzione sul processo Ruby, ma che di fatto hanno allontanato l’ex Cavaliere dai problemi del partito.

Fatto sta che dallo scorso maggio l’ex premier lancia appelli su appelli ai parlamentari ripetendo fino allo sfinimento che “siamo con l’acqua alla gola e servono soldi“. Le casse sono praticamente vuote. E non è un caso, infatti, che nel mezzo del caos sulle riforme – con i dissidenti MinzoliniBonfriscoD’Anna a minacciare di far saltare il patto del Nazarano – il primo punto all’ordine del giorno della riunione del gruppo parlamentare dello scorso 7 luglio è stato quello di illustrare la situazione disastrosa dei conti del partito. Una situazione che attanaglia i pensieri della fedelissima Maria Rosaria Rossi, da qualche mese amministratore unico e tesoriere di Forza Italia. Tra le possibili soluzioni per far respirare le casse forziste si sarebbe fatta largo la richiesta di fidejussione bancaria ai partiti. L’idea, studiata a tavolino nella war room del cerchio magico berlusconiano, sarebbe stata quella di impegnare le liquidazioni dei deputati e dei senatori di Fi per garantire un prestito, coprendo in questo modo la somma necessaria per mandare avanti il partito.

Stando ad alcuni report sul tavolo della tesoriera di Forza Italia Maria Rosaria Rossi, con questa soluzione più o meno ogni parlamentare dovrebbe garantire 50mila euro. Una cifra che non tutti nel partito sarebbero pronti ad affrontare. Anzi. Scatena mugugni e dissensi di larga parte dei parlamentari: “Piuttosto che rinunciare al Tfr andiamo al misto”, è il refrain di alcuni di loro. A ciò si aggiunge una raccolta fondi, promossa dalla pasionaria Daniela Santanché (responsabile nazionale del fund raising), che ha racimolato poche migliaia di euro; una campagna tesseramenti che non decolla, e alcune spese sul groppone come quella della lussuosa sede di Piazza San Lorenzo in Lucina. Che, secondo l’ultimo bilancio del Pdl, costa circa 64mila euro al mese.

E poi ci sarebbero altre spese pazze come la cifra consumata per la manifestazione in via del Plebiscito del novembre scorso sulla decadenza di Berlusconi. Che insider forzisti – tra pullman, gadget, palco, musica, e altro – stimano nell’ordine del milione di euro. Numeri da capogiro che non fanno ben sperare i dipendenti del partito. I quali aspettano ancora lo stipendio del mese di luglio. E secondo altre indiscrezioni il prossimo diktat dei piani alti di Piazza San Lorenzo in Lucina potrebbe essere il seguente: “Ferie forzate finché non le avrete finite”. Poi? Chissà. Intanto, “fino a nuove comunicazioni del partito – dicono a ilfattoquotidiano.it – resteremo con le bocche cucite”. Insomma, niente scioperi o manifestazioni sotto Palazzo Grazioli.

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