Poter infliggere la morte, anche in dosi massicce e in modo indiscriminato, ha da sempre costituito uno degli attributi del potere, che si regge su di una vera e propria paranoia, ben analizzata da Elias Canetti in Potere e sopravvivenza. Oggi, questa antica paranoia si esercita con le armi più sofisticate. Superare questo stadio della storia dell’umanità costituisce quindi un imperativo sempre più pressante. Eppure, a giudicare da quello che avviene a Gaza e altrove in questi giorni, siamo ancora lungi dall’averlo superato.

Con la scusa di eliminare i missili e i tunnel, Israele vuole infliggere terrore ai palestinesi di Gaza, illudendosi in tal modo di indebolire Hamas e rafforzare la propria posizione. Di fatto si tratta di una guerra di annientamento totale. E ci sono gruppi israeliani che puntano apertamente sulla “soluzione finale”.  Ovviamente la situazione è complessa e, sulle sofferenze indicibili dei civili di Gaza si gioca una partita politica internazionale con molti soggetti in campo, tutti volti a tentare di soddisfare i propri interessi di parte.

Una lucida analisi delle motivazioni politiche di fondo della mattanza in corso a Gaza è quella proposta dal giornalista e politologo israeliano Zvi Shuldiner sul manifesto di ieri.

Shuldiner individua correttamente il tema di fondo che è costituito dal blocco contro Gaza, sempre attuato in modo ferreo e contrario al diritto internazionale da Israele, ma divenuto intollerabile a seguito dell’atteggiamento di chiusura del governo egiziano del generale Sisi, che odia anche lui Hamas per i suoi rapporti con i Fratelli musulmani. In questa situazione di tensione politica e sociale è intervenuta la decisione israeliana di lanciare un attacco contro i palestinesi per reagire all’accordo fra ANP e Hamas, utilizzando a tale fine l’oscuro episodio del rapimento dei tre giovani coloni, ingiustamente attribuito ad Hamas, come si è chiarito in seguito. Hamas, sostenuta a livello internazionale da Qatar e Turchia, ha scelto la strada della risposta militare anche per farsi carico dell’esasperazione della popolazione palestinese costrette a condizioni di vita disumane per effetto del blocco da parte israeliana e da parte egiziana. Hamas e Israele inseguono ciascuna le proprie convenienze politiche immediate a costo di centinaia di vittime innocenti ogni giorno. Va ad ogni modo tolto il blocco, che costituisce d’altronde anche una forma di punizione collettiva contraria al diritto internazionale come scritto nell’appello dei giuristi di cui ho pubblicato alcuni stralci nel mio ultimo blog,

Togliere il blocco a Gaza (richiesta che va indirizzata con forza anche all’Egitto) e aprire un negoziato con le organizzazioni effettivamente rappresentative del popolo palestinese (ANP ed Hamas), liberando il leader storico di questo popolo, Marwan Barghouti, da tempo ingiustamente incarcerato in Israele, è la scelta che un governo israeliano che agisse in base a principi di umanità e razionalità dovrebbe compiere. Come scrive Shuldiner Israele attacca Hamas ma al tempo stesso si rende conto di averne bisogno per impedire che nascano organizzazioni islamiche ancora più radicali. Purtoppo c’è al suo vertice Netanyahu, cui si accompagnano personaggi se possibile ancora peggiori, come Lieberman e simili, mentre nel Paese cresce un clima di fascismo e di pogrom antiarabo.

Come già fu fatto nei confronti del Sudafrica dell’apartheid, la comunità internazionale, in tutte le sue componenti deve esercitare pressioni effettive affinché la situazione in Israele cambi, mediante il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni nei confronti di un governo che si sta macchiando dei crimini peggiori. Tali crimini vanno giudicati da parte della Corte penale internazionale, che è stata creata proprio per tutelare i diritti dei più deboli.

Una forza militare d’interposizione deve essere schierata al più presto a tutela della popolazione palestinese sia a Gaza che in Cisgiordania. Un governo italiano che si rispetti potrebbe avere le carte in regola per assumere una leadership europea e internazionale su questi temi.  Anche da questo punto di vista, che è quello dell’umanità, occorre quindi mobilitarsi, anche nel nostro Paese, per avere finalmente un governo degno di questo nome.

 

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