Nel parcheggio automobili targate Francia, al bar caffè serviti in stile british, in piazza conversazioni con accento degli States. Non siamo a New York o in una metropoli multietnica, ma nelle frazioni montane in provincia di Parma. Borghi e piccoli comuni nel cuore dell’Appennino, che da alcuni anni, ogni estate, si trasformano nella meta degli italiani fuggiti all’estero nel secondo Dopoguerra. Sono sempre di più, infatti, coloro che dopo mezzo secolo decidono di tornare tra le strade tortuose dove sono nati, per tre mesi o per trascorrere gli anni della pensione. Con loro spesso anche le famiglie, figli e nipoti nati oltre confine, che sull’Appennino cercano una nuova vita. Creando così un’inedita fusione di antiche tradizioni montane e stili metropolitani. “Ho pensato che questo fosse un posto più tranquillo per i miei figli”, racconta Norma Boggia. Cresciuta a Londra ma con i genitori italiani, vent’anni fa ha deciso di lasciare la City, e oggi ha aperto un bar al centro di Borgotaro.”Qui siamo in tanti. Basta fare un giro la sera: si ha la sensazione di stare a Piccadilly circus“. Solo a Borgotaro, spiega il sindaco Diego Rossi, su 7300 abitanti ci sono oltre 1500 votanti all’estero, con la doppia cittadinanza, che a giugno ripopolano il piccolo comune per trascorrere le vacanze estive. E spostandosi di qualche chilometro la situazione non cambia. A Corchia, borgo con le case tutte in pietra, non c’è uno dei 34 residenti che non abbia un parente volato via in cerca di fortuna. Ed è per questo che molti campanelli e nomi delle vie sono scritti in due lingue: italiano e francese di Silvia Bia e Giulia Zaccariello
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