Purtroppo i dati di cui disponiamo sul trattamento onnicomprensivo dei giudici costituzionali sono generici o elargiti via e-mail a singole domande di studiosi. La quantità e il valore dei benefit nel tempo (alloggio, auto con autista, rimborsi spese e servizi personali, contributi previdenziali) non sono noti con certezza.
Nell’opacità delle informazioni il prof. Paolo Becchi ipotizza che il 30% del compenso sia esentasse! Incrementato del 50% rispetto al più alto grado della Cassazione, oggi il trattamento economico dei giudici costituzionali non appare congruo con le condizioni del paese. Perché non applicare la spending review anche a loro?
I tempi sono cambiati e il tetto dei dirigenti pubblici è fissato a 240mila euro pari all’emolumento del Presidente della Repubblica, la prima carica dello Stato! Tuttavia il problema centrale è la trasparenza, un vento che sta spirando in tutti gli ambienti e che espone le persone che occupano ruoli pubblici alla curiosità e al diritto di sapere dei portatori di interesse, a maggior ragione nel caso di servitori dello Stato. Se al simpatico Fabio Fazio è stato chiesto dall’onorevole Renato Brunetta il compenso che riceveva dalla Rai, perfino i riservati banchieri hanno dovuto accettare che i loro compensi fossero pubblici.
In termini pratici: il sito della Corte Costituzionale (e degli altri organi dello stato) dovrebbe avere una sezione dedicata ai compensi e fornire informazioni dettagliate sul trattamento economico individuale dei propri membri. La trasparenza accrescerebbe il prestigio presso i cittadini dell’Alta Corte che fronteggia il palazzo del Quirinale. Un tempo si diceva: la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto.